Laura Paladino – Commento al Vangelo del 21 Novembre 2021

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Perseverare con Gesù per regnare con Lui

La grande solennità che chiude l’anno liturgico celebra Gesù, il Cristo, Nostro Signore, Re dell’Universo: la Chiesa professa che Egli è il Messia atteso da tutte le Scritture, Dio eterno, sovrano del creato, del mondo e della storia. Gesù è il Figlio, l’erede della regalità del Padre, della quale fa eredi tutti noi, nella sua Incarnazione, avendoci redenti con la sua Passione, morte e resurrezione.

La predicazione del Regno di Dio è il cuore del magistero di Gesù, e si pone in continuità con le tradizioni e le profezie messianiche che percorrono tutto l’Antico Testamento, che attendono un Re per sempre, un Figlio che siederà e benedirà il suo popolo nella pace, che con la sua sovranità amorevole renderà gli uomini veramente liberi e amici di Dio.

La prima lettura della liturgia odierna, tratta dal libro di Daniele, descrive una visione del profeta nel corso della quale appare uno, simile a figlio d’uomo, cui vengono dati potere, gloria e Regno che non finiranno mai; il Salmo responsoriale proclama che il Signore regna, stabilmente e in eterno; la pagina dell’Apocalisse che ci viene proposta definisce Gesù, il Cristo, sovrano di tutta la terra, e afferma che Lui ci ama e ci ha liberati, facendo di noi un Regno, e lo dichiara «Alfa e Omega, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente».
Il Regno di Dio è, dunque, al centro della liturgia dell’ultima domenica dell’anno. La regalità di Gesù non è come quella che intende il mondo: il suo Regno non è di quaggiù.

Il Vangelo di oggi, che ci presenta il confronto tra Pilato, apparentemente potente, e Gesù, apparentemente inerme e ormai vicino al sacrificio della croce, mostra quanto siano distanti i pensieri di Dio dai pensieri umani, quanto fallaci siano il loro giudizio e la loro visione del mondo, dal momento che Gesù è Dio e che risorgerà glorioso. Ma Pilato è in errore e non riconosce la verità. […]

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