Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 19 Novembre 2021

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Gesù è a Gerusalemme; qui si concluderà la sua vicenda terrena, come lascia presagire l’intenzione dei capi religiosi di ucciderlo. Entrato nel tempio, “si mise a scacciare fuori quelli che vendevano” (v. 45). Tutti gli evangelisti riportano questo gesto, indizio che doveva aver sconcertato i testimoni per la sua rudezza, inatteso agli occhi degli stessi discepoli, perché compiuto da colui che si era presentato loro come maestro mite e umile di cuore. 

Siamo facilmente portati a giudicare i mercanti e i cambia valuta, la cui presenza al tempio era ritenuta legittima, assolvendo una funzione necessaria allo svolgimento del culto. Il comportamento di Gesù, invero, si colloca nel solco della denuncia profetica, la quale aveva puntato il dito contro le autorità religiose che avevano fatto di un luogo destinato alla celebrazione liturgica della relazione con Dio un centro di commerci e traffici che non il culto avevano poco a che fare, “un covo di ladri” (v. 46), secondo la citazione del profeta Geremia riportata dall’evangelista. Gesù agisce mosso da ardore per la casa del Signore, come comprendono i suoi discepoli che rileggono il gesto alla luce delle Scritture: “Lo zelo per la tua casa mi divorerà” (Sal 69,10, citato in Gv 2,17). 

La casa è lo spazio in cui viviamo le relazioni più intime, quelle con i nostri familiari e le persone che amiamo. Un luogo che ci custodisce e al tempo stesso ci proietta all’esterno e ci apre all’incontro con altri. Per noi discepoli Gesù è “casa”; il suo insegnamento e la sua umanità sono lo spazio della presenza di Dio tra gli uomini, dove possiamo incontrarlo e ravvivare la nostra relazione con lui: “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo avete conosciuto e lo avete veduto“ (Gv 14,6-7). 

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Gesù è il tempio di Dio e pure noi lo siamo (cf. 2Cor 6,16), essendo uniti a Cristo come membra del suo corpo. Non aveva forse detto alla Samaritana: “Donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre … viene l’ora in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e verità” (Gv 4,21.23)? 

Il cuore è la nostra casa di preghiera, dove possiamo trovare la via verso Dio, quella che ha preparato per incontrarci. Una casa da adornare e mantenere bella: della bellezza della relazione con il Signore e con gli altri che accogliamo in noi. Il Signore vi vuole prendere dimora, ma spesso corriamo il rischio di fare della nostra cella interiore uno spazio in cui prevalgono interessi mercantili, secondo la logica del dare per avere; un luogo dove dominano affanni della vita e idoli che ci distolgono da ciò che è essenziale e conta davvero, e soffocano la sua voce. 

È necessario un costante lavorio di sgombero e pulizia perché il nostro cuore possa mantenersi leggero, in cammino verso la meta, con una tensione verso qualcosa di grande. Il nostro cuore si rinnova se procuriamo di conoscere sempre di più Gesù Cristo, cercando di condividerne i sentimenti in tutte le situazioni concrete della vita. Avendo a cuore colui che ha acceso il fuoco che lo brucia.

fratel Salvatore


Fonte

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