RICONOSCENZA
Anche se la vita ci spoglia dei beni terreni, non dimentichiamo mai la dignità regale che deriva dal nostro Battesimo
La salvezza ha a che fare con la riconoscenza. Questa grande verità emerge dai testi della liturgia odierna. Nella prima lettura, dal libro della Sapienza, troviamo un ammonimento rivolto a coloro che hanno ricevuto molto dal Signore, perché «il giudizio è severo contro coloro che stanno in alto». Questo riguarda in primis chi ricopre ruoli di responsabilità nella Chiesa, ma non solo. Tutti coloro che credono in Cristo, sono per mezzo di Lui re, sacerdoti e profeti e – come scrive san Paolo – “siedono nei Cieli con Lui” (cf Ef 2,6).
Il Vangelo presenta l’episodio dei dieci lebbrosi guariti da Gesù, di cui solo uno torna a ringraziare. Gesù dice: «“Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?”. E gli disse: “Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!”». Il fatto che l’unico che ringrazia sia uno straniero, un samaritano, aumenta il contrasto tra la sua riconoscenza e l’ingratitudine degli altri nove. I nove ingrati erano, infatti, israeliti e quindi destinatari di tutte le benedizioni legate alle promesse di Dio. Ciononostante, non avvertono il bisogno di rendere grazie. Perciò sono guariti ma non salvati.
Nel Prefazio della santa Messa il celebrante proclama: «È cosa buona e giusta nostro dovere e fonte di salvezza rendere grazie sempre e in ogni luogo a Te Signore Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno…».
Rendere grazie è “fonte di salvezza” perché è il movimento del cuore di chi nel dono “riconosce” l’amore dell’altro. Per questo la gratitudine è detta anche “riconoscenza”! La Messa è il rendimento di grazie da parte di coloro che nel dono del Figlio riconoscono l’Amore del Padre.
Il Prefazio parla di un ringraziamento a Dio non solo quando le cose vanno bene o quando ci si sente bene, ma “sempre e in ogni luogo”. Questo è possibile se coltiviamo la consapevolezza che in ogni momento della nostra giornata – volendo usare una celebre immagine di Sant’Ireneo – il Padre si prende cura di noi con le sue «due mani», che sono «il Figlio e lo Spirito» (Adversus haereses, 4, 20, 1).
Quanto è importante che coltiviamo un atteggiamento di lode e di ringraziamento per i doni immensi con cui siamo stati arricchiti da Dio nella fede! Anche se la vita ci spoglia dei beni terreni, non dimentichiamo mai la dignità regale che deriva dal nostro Battesimo! Non permettiamo al nemico di rinchiuderci nel lamento, nello scoramento, nell’autocommiserazione che contraddistinguono i figli di questo mondo.
San Leone Magno scriveva: «Riconosci, o cristiano, la tua dignità, e, reso consorte della natura divina, non voler tornare all’antica bassezza con una vita indegna. Ricorda a quale Capo appartieni e di quale Corpo sei membro. Ripensa che, liberato dal potere delle tenebre, sei stato trasferito nella luce e nel Regno di Dio!» (San Leone Magno, Sermones, 21, 2-3; cf Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1691).
O Maria, dolce Madre nostra, insegnaci l’arte di magnificare ogni giorno il Signore per tutti i suoi benefici. Amen!