L’azione santificatrice dello Spirito Santo può passare inosservata ai nostri occhi. La crescita della vita interiore è graduale. Dio fa affidamento sul tempo, conosce la nostra fragilità e le difficoltà che si vanno presentando nella nostra vita; però la grazia, il suo amore, è costante. Il bene è diffusivo, e lo è anche la santità. Il Signore ci pone le immagini degli uccelli del cielo, che vengono a posarsi sui rami dell’albero nato dal seme di senape. Lo stesso accade con i figli di Dio, se riescono a rimanere fedeli. Molti andranno a ripararsi nell’amore di Dio che si manifesta nella loro vita.
Dobbiamo essere perseveranti nella lotta, una lotta quotidiana, quasi sempre in cose piccole, che lascia l’anima disposta a ricevere il seme divino e dare frutto. Non importa che i nostri desideri di santità siano effimeri e incostanti; Dio è tanto buono che, con un po’ di buona volontà, costruisce l’edificio della nostra santità.
San Josemaría era solito dire che ogni volta che faceva un atto di contrizione, ricominciava. Abbiamo continue prove della nostra imperfezione, ma lungi dallo scoraggiarci sappiamo che la nostra debolezza attrae l’amore divino, un amore che lo porta a gridare: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai[1].
Dio agisce come il fermento nella massa. Applica alla nostra natura decaduta i meriti infiniti della sua Redenzione e la trasforma, la divinizza. Allo stesso modo dobbiamo agire noi in mezzo al mondo: essere fermento nella massa, santificando le nostre occupazioni quotidiane, utilizzando queste circostanze per crescere in santità e santificare gli altri.
La santità consiste nell’amare. Il fermento dell’amore farà emergere una nuova civiltà, una nuova cultura, che si profila all’orizzonte del mondo, portata avanti dai figli di Dio, perché, come afferma l’Apostolo: “L’ardente aspettativa della creazione è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio”[2].
Miguel Ángel Torres-Dulce
[1]Is 49, 15.
[2]Rm 8, 19.
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