Ciechi tutti
Ricordo di aver visto in qualche foto di città straniere quei pali della luce o dei cartelli imbottiti ad altezza uomo lungo le strade per evitare che chi è chinato sul cellulare mentre cammina vada a sbattere. Sembravano solo una provocazione ma penso che siano in realtà un buffo simbolo della nostra società oggi. E’ vero siamo sempre più distratti e con la visuale corta e ristretta solo a quello che ci interessa. Non sappiamo guardare oltre il cellulare, oltre i nostri interessi e schemi mentali. Tutto il resto rimane ai margini e l’unica preoccupazione è che non ci sbattiamo contro e ci distolgano dalle nostre cose.
L’azione del brano di Vangelo di questa domenica, si svolge proprio lungo una strada, una strada importante e trafficata, che da Gerico sale a Gerusalemme. Ai bordi della strada ci stanno i soliti mendicanti che “sfruttano” il via vai della gente e dei pellegrini che salgono alla città santa, per poter racimolare qualche soldo. C’è anche questo cieco (condizione che lo rende vulnerabile e povero… e anche maledetto secondo la mentalità di allora) che non solo non vede ma rischia di non essere veduto. La gente fa barriera tra lui e Gesù, l’unico che forse può fare davvero qualcosa per lui.
E’ un cieco che è circondato da ciechi che non vedono altro che la sua condizione e non certo la sua anima, i suoi desideri più profondi, la sua voglia di riscatto. “il Maestro non si può disturbare mentre sale a Gerusalemme”, pensano quelli che stanno attorno a Gesù, compresi i suoi discepoli, che come al solito non vedono oltre il loro naso e non vedono quello che Gesù vede. Anche il povero cieco non vede bene chi è Gesù, lo chiama “Figlio di Davide” usando una formula tradizionale che ha bisogno di essere illuminata. La sua fede è ancora piccola, ma è già sufficiente per farlo gridare più forte degli impedimenti ed è pronta a fare un balzo.
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Quando è chiamato da Gesù diventa capace di abbandonare ogni sicurezza e cautela, e anche se cieco riesce ad arrivare a Gesù. Il Signore non potrà che riconoscere la sua fede, perché la “vede” nei suoi gesti (lascia il mantello con i pochi spiccioli dell’elemosina, balza in piedi e anche a costo di sbattere e inciampare va verso di lui….). Gesù lo vede per quello che è dentro e non solo per la sua cecità. Gesù che non è cieco spiritualmente, vede l’uomo e non solo il povero mendicante cieco che dà fastidio…
Siamo ciechi anche se ci vediamo bene fisicamente, perché non vediamo chi ci sta accanto o lo vediamo solo fuori e non quello che ha dentro. Non vediamo e mendichiamo felicità e amore senza accorgerci che sono lì davanti a noi, nel fratello e sorella che cercano anche loro la felicità e il nostro amore. Non vediamo l’amore che abbiamo nel cuore troppo occupati a vedere i soldi che abbiamo in tasca o il potere e consenso che possiamo accumulare pubblicamente. Le paure ci accecano così come l’egoismo. Non vediamo forse perché qualcuno ci mette in disparte e fa da “schermo” al mondo e noi stessi diventiamo barriera per chi vuole vedere e farsi vedere da Dio e dagli altri.
Per avere la vista devo lasciare qualcosa, le mie sicurezze che forse mi accecano. Come Bartimeo devo essere capace di lasciare qualcosa e lanciarmi verso Gesù, dietro la sua parola e la sua proposta… che illuminano più di tutto.
Giovanni don
Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)