Sr. Palmarita Guida – Commento al Vangelo del 21 Ottobre 2021

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Non sono balle quelle che racconta Gesù, come i suoi contemporanei credevano. Gesù parla sul serio anche per noi oggi. È possibile che la sua Persona porti divisione invece che pace? Si, è possibile. Ma il divisore non è il demonio? Rischiamo di non capirci più nulla… Cosa vuol dire veramente Gesù ai suoi discepoli?

Che arde dal desiderio di vedere infiammato il mondo del suo amore, dove tutti sono contagiati dalle fiamme dell’amore. E fintanto che questo non avverrà in toto, ci saranno sempre divisioni tra chi accetterà la sua Presenza e chi no. Anche oggi nelle nostre famiglie è così:mariti contro mogli, mogli contro mariti. Genitori contro figli e figli contro genitori. E poi possiamo allargare l’orizzonte oltre la famiglia, nell’ambito del lavoro, della parentela, della stessa chiesa.

Quando ci si schiera dalla parte di Gesù perché folgorati dal suo amore, si passano poi i guai, iniziando dalla famiglia che non accetta la vita “diversa” di chi ha incontrato sul serio Gesù. Quante derisioni, ferite e ricatti nelle nostre famiglie per impedire il cammino di sequela di Gesù! Non è fantascienza ma realtà. Come realtà è anche una grande indifferenza generale a questo “fuoco” di Dio che è Gesù risorto.
La divisione deriva dal fatto che Gesù è punto di contraddizione, spartiacque.

O con Lui o contro di Lui. E allora che fare? Non farsi illusioni. Il cammino di sequela di Gesù è difficile, impegnativo ma rende vivi, trasfigurati, luminosi. L’importante è non abbassare la guardia, e per il “quieto vivere” smettere di seguire Gesù o diventare   dei falsi d’autore. Combattiamo la buona battaglia della fede e avremo la nostra ricompensa già ora con la gioia misteriosa che proviene dalla forza che Dio dona nelle persecuzioni a causa del Figlio suo.

Nessuno può rubare quella gioia! Avanti tutta allora, senza perderci d’animo. La perseveranza nella fede è già testimonianza di un altro modo di vivere. Questo ci basta.


A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade