don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 17 Ottobre 2021

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Lungo quella strada che sta portando Gesù a Gerusalemme accade proprio di tutto: entusiasmo e resistenze, candidature e dinieghi. C’è chi si tira indietro ancor prima di cominciare e chi, pur continuando a seguirlo, è mille miglia lontano dal suo modo di pensare. Sarà necessario essere guariti nella propria cecità – come accadrà di lì a poco con Bartimeo – per entrare nella giusta comprensione del proprio stare alla sequela di Gesù.

Chissà cosa deve essere passato nel cuore del maestro di fronte alla sfacciataggine con la quale i figli di Zebedeo avevano avanzato la loro pretesa: noi vogliamo che tu ci faccia!

Il maestro aveva appena finito di annunciare per la terza volta ciò che di lì a poco gli sarebbe accaduto. A quanto detto in precedenza aveva anche aggiunto che lo avrebbero schernito, gli avrebbero sputato addosso, lo avrebbero flagellato (Mc 10,34). Non certo una bella prospettiva.  Ed essi, invece, non avevano avuto neanche il pudore di tenere per sé quei sogni di grandezza che attraversavano da tempo il loro cuore.

La prima volta ci aveva pensato Pietro: Maestro, questo non ti accadrà mai…; la seconda tutti i discepoli che non avevano trovato di meglio che discutere chi tra loro fosse il più grande; e ora di nuovo. E come se non bastasse, nessuno del gruppo a provare a ristabilire le parti. Anzi. Si scagliano contro Giacomo e Giovanni non perché la loro pretesa fosse fuori luogo ma perché avevano osato scavalcare tutti con la loro richiesta.

Parafrasando un famoso proverbio, la madre dei figli di Zebedeo è sempre incinta: i figli di Zebedeo, infatti, sono molto più di due e rappresentano un’autentica categoria storica. Non c’è gruppo che prima o poi non sollevi la questione del potere e della carriera. Sembra proprio non sia possibile stare nella vita gratuitamente come il figlio dell’uomo che è venuto non per essere servito ma per servire e dare la sua vita…

Gesù contesta la strumentalizzazione delle pratiche religiose per l’acquisizione del potere e stabilisce che si dà comunità cristiana là dove non si perseguono logiche simili: tra voi però non è così.

Voi non sapete quello che chiedete: non è il paragonarci tra noi che riscatta le nostre paure ma il lasciarci guardare dal Signore con le nostre vulnerabilità.

Il Signore e il Maestro sceglie di stare tra i discepoli perseguendo la logica del servizio, un vero e proprio antipotere. Il posto di onore è quello del servo non quello di chi esercita un dominio. È solo rovesciando il nostro modo di porci di fronte all’altro che il vangelo che annunciamo riacquista credibilità.

Il profumo del vangelo si espande quando qualcuno beve il calice come il maestro e va con lui fino in fondo anche a prezzo della propria esistenza. Non è forse ciò che vogliamo esprimere tutte le volte che riceviamo la comunione? Nella vita… fino in fondo, da servi.

Il profumo del vangelo si espande quando non ripetiamo riti vuoti ma manifestiamo atteggiamenti che sono il prolungamento della presenza del Signore Gesù tra noi. Grati non per i riconoscimenti ricevuti ma soltanto per aver rotto il gioco perverso delle competizioni.

(Commento pubblicato su Vita pastorale, ottobre 2021)


AUTORE: don Antonio SavoneFONTE CANALE YOUTUBETELEGRAM