Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 15 Ottobre 2021

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Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui.

Le folle aumentano sempre di più. Le persone attorno a Gesù son così numerose da giungere al punto di calpestarsi a vicenda. Questa è la situazione alla quale quasi quotidianamente Gesù è chiamato a farvi fronte. Per un istante Gesù si dimentica della folla e inizia ad ammaestrare i suoi discepoli. Come primo ammaestramento Egli li invita a guardarsi dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. L’ipocrisia è prima di tutto un lievito. Essa è contagiosa. Basta uno solo dei discepoli di Gesù che diventi ipocrita e tutta la comunità rischia di infestarsi, di contaminarsi. Per questo bisogna guardarsi. Ci si deve guardare allo stesso modo che le massaie stanno attente a che non cada nessuna briciola di pane lievitato in delle conserve, che sono preparate come provviste per l’inverno. Una sola briciola di pane lievitato manderebbe in malora una grande mole di lavoro e di provviste. Ma cosa è esattamente l’ipocrisia dalla quale bisogna guardarsi? L’ipocrisia è finzione, inganno, menzogna, falsità. L’ipocrisia è una maschera di bellezza spirituale che si mette su un’anima tutta immersa nei peccati. L’ipocrisia è simile ad un piatto di melma offerto da mangiare nascosto da una coltre di formaggio grattugiato. L’ipocrisia è l’abbellimento dell’esteriore mentre l’interiore è fatto di ogni trasgressione della legge del Signore. L’ipocrisia è ostentazione di una santità mentre all’interno si è solo diavoli. Gesù non vuole che l’ipocrisia regni nei suoi discepoli. Per questo li invita a stare lontano da essa.

L’ipocrisia non serve ai discepoli di Gesù.  Perché non serve loro? Perché nulla potrà essere nascosto, nulla potrà rimanere segreto. Tutto invece sarà svelato e tutto sarà conosciuto da tutti. Questa verità è vera profezia di Gesù. Tutto quanto un discepolo di  Gesù – e non solo un discepolo di Gesù, ma ogni altro uomo – fa, sarà sempre conosciuto dal mondo intero. Chi non vuole che una cosa si sappia, che non la faccia, non la metta alla luce. Tutto ciò che sarà fatto sarà anche conosciuto e tutto ciò che verrà detto sarà anche ascoltato. La storia quotidiana attesta il compimento giornaliero di questa profezia di Gesù. L’ipocrisia non serve per nascondere la realtà. Ogni cosa fatta è anche una cosa conosciuta.

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Tutto sarà conosciuto. Tutto verrà alla luce. Tutti sapranno sempre tutto di tutti. Non ci sono luoghi segreti, stanze insonorizzate, locali al riparo di orecchi e di occhi indiscreti. Se uno parla nel buio, nelle tenebre dove nessuno vede, il giorno dopo sarà udito in piena luce. Sarà cioè conosciuto da tutti come se fosse stato detto alla luce del sole, in pubblica piazza. Ciò che uno sussurra all’orecchio del confidente, qualche istante dopo è come se fosse stato gridato dalle terrazze. Tutti ascolteranno ciò che è un lieve sussurro, un sussurro quasi non compreso neanche dall’orecchio che lo ha ascoltato. Mascherarsi, nascondersi non serve. Tutto sarà conosciuto. Tutto verrà in piena luce.  Come per il Signore non ci sono tenebre, così è anche per gli uomini. Le tenebre, il buio, il nascondimento durano quanto dura la notte. Poi viene il giorno e tutto appare in piena luce. Chi cammina con questa verità nel cuore mai cadrà nell’ipocrisia, mai diventerà un lievito di ipocrisia.

LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 12,1-7

Intanto si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpestavano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli: «Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze. Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!

L’ipocrisia non serve ai discepoli di Gesù. Neanche il nascondimento serve loro. Se sono cristiani è inutile nascondersi. Tutto lo verranno a sapere. Tutti conosceranno chi è cristiano da chi cristiano non è. Neanche la paura degli uomini serve. Chi è discepolo di Gesù non può temere gli uomini. Questi possono uccidere solo il corpo. Non hanno altro potere sull’anima. Questa sfugge al loro controllo, al loro potere. È l’anima che il discepolo di Gesù deve salvare. Il corpo lo potrà donare anche alla croce e al martirio. Il corpo offerto al martirio glielo salverà il Signore. Sarà Lui a darglielo nell’ultimo giorno. L’uomo ha un potere assai limitato. Ha potere solo sul corpo. Poi si arresta. Si ferma. Si arrende. Dichiara la sua nullità.

Bisogna temere invece colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna del fuoco, cioè nella perdizione eterna. Gesù ci invita a temere il Signore. Perché dobbiamo temere il Signore? Perché solo Lui può gettare la nostra anima nel fuoco dell’inferno, nella dannazione eterna. Solo Lui può escludere la nostra anima dal suo Paradiso, dalla comunione con Lui e può escludere per tutta l’eternità. Il corpo dato alla morte il Signore lo potrà salvare. L’anima consegnata al rinnegamento di Gesù Dio non la potrà mai salvare dopo che è morta consumando il suo tradimento. Il discepolo di Gesù deve scegliere: perdere il corpo e salvare l’anima, salvare il corpo e perdere l’anima. Se perde il corpo per Gesù, Gesù glielo darà glorioso nel regno del Padre suo. Se invece per salvare il corpo perde l’anima, anima e corpo finiranno insieme nella Geenna del fuoco, cioè nella perdizione eterna. Gesù mai potrà salvare un’anima che è stata persa per dare salvezza al nostro corpo. Né valgono tutte quelle teorie e fantasticherie umane che sostengono che tutto sarà avvolto un giorno dalla misericordia di Dio. La misericordia di Dio è il suo dono di salvezza, oggi, in questo tempo. Dopo che il tempo sarà finito perché noi entreremo nell’eternità, lì ci sarà posto solo per la giustizia. Ma cosa è la giustizia di Dio? La fedeltà ad ogni sua Parola. Dio è fedele ad ogni sua Parola. Quanto dice, compie, oggi, domani ,sempre.

Oggi l’uomo ha abolito del tutto la fedeltà di Dio alla sua Parola in nome di una misericordia senza limite, ignorando che anche la misericordia altro non è che la fedeltà di Dio alla sua Parola. Il bene promesso si chiama misericordia. Il male promesso si chiama giustizia. Dio è fedele sia alla misericordia che alla giustizia, perché la sua è una sola Parola. Non sono due parole le sue, ma una soltanto. Il timore del Signore è tutto. Chi lo possiede diviene impeccabile.

Il passero è creatura assai fragile, facilmente catturabile. Costa poco. Si vende a buon mercato. Con appena due soldi si comprano ben cinque di passeri. Eppure di ognuno di essi si prende cura il Signore. Nessuno viene dimenticato da Lui. Se un passero cade è perché il Signore permette che esso cada. I motivi per cui cade a noi sono ignoti. Sappiamo però che ogni creatura del mondo è sotto il governo del suo Creatore. Ogni creatura, che cada o che non cada, è portatrice di un mistero divino. Se è portatrice una creatura animale di un mistero divino, molto di più lo è portatore l’uomo e molto di più ancora un discepolo di Gesù. Noi non conosciamo perché le cose avvengono. Dio sa il mistero che è scritto in ogni creatura e in ogni evento.

Ogni vita è nelle mani di Dio. Ogni vita è posta sotto la sua Provvidenza. Anche i capelli del nostro capo sono contati. Ognuno di essi è posto nella Provvidenza del Signore. Se il Padre permette che un capello cada o che un vita sia provata, lo permette perché c’è un mistero che si deve compiere. Noi non conosciamo il mistero. Ignoriamo perché le cose avvengono. Una cosa però dobbiamo sempre pensare: Dio lo ha permesso per il mio più grande bene, per la mia più grande salvezza. Donna dalla fede purissima, aiutaci a vivere questo altissimo mistero.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.