DIES IRAE
Chi sono davanti a Dio? Oltre i veli delle maschere e degli infingimenti, qual è il mio vero volto? Sono consapevole che non conta nulla ciò che sono davanti agli uomini, ma solo chi sono davanti a Dio?
«E di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti». È il settimo articolo del “Simbolo degli Apostoli”. Noi professiamo di credere che il Signore Gesù giudicherà tutti gli uomini.
La prima lettura di oggi, con un linguaggio ricco di immagini, ci mette davanti a questa realtà certa: il giudizio universale. Si legge che tutti gli uomini saranno radunati in un unico luogo, la «Valle di Giòsafat», la «Valle della decisione», e qui verranno giudicati.
«Il Signore ruggirà da Sion, e da Gerusalemme farà udire la sua voce – proclama il profeta Gioele – tremeranno i cieli e la terra!».
Il pensiero del giudizio non può che incutere un po’ di sano timore! Perché il giudizio è lo svelamento di ciò che siamo veramente agli occhi di Dio. In quel giorno, il “Dies irae”, il “giorno dell’ira” del Signore (cf. Sof 1,18), cadrà ogni maschera, ogni ipocrisia! Chi ha cercato di mostrarsi buono e santo davanti agli uomini ma nel cuore ha coltivato la malizia e la perversità apparirà per ciò che è veramente.
«Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato – dice Gesù – né di segreto che non sarà conosciuto» (Lc 12,2).
Il pensiero del giudizio, che potrebbe giungere all’improvviso come una “falce” con cui si dà mano alla mietitura – per riprendere un’altra immagine della profezia di Gioele – ci dovrebbe scuotere e condurre a esaminare la coscienza e la nostra condotta.
Chi sono davanti a Dio? Oltre i veli delle maschere e degli infingimenti, qual è il mio vero volto? Sono consapevole che non conta nulla ciò che sono davanti agli uomini, ma solo chi sono davanti a Dio? È il volto di una persona che ama la verità o la menzogna? Che ama Dio solo a parole o anche con la vita? Che cerca la bellezza figlia dell’umiltà e della santità o una bellezza e una gloria solo esteriori, figlie della vanità e dell’ipocrisia?
Il vangelo odierno ci riporta un episodio curioso. Una donna fa un complimento a Gesù per il suo aspetto fisico. Dice: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Tradotto in lingua corrente, significa: «Complimenti alla mamma che ti ha fatto così bello!»
Gesù, figlio di Maria, la “Tutta bella”, aveva quindi un aspetto esteriore gradevole. Ma egli non apprezza il complimento della donna, rivolto indirettamente anche alla sua Madre Santissima, e dice: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
Ecco la bellezza che dobbiamo cercare! La bellezza che deriva dalla santità di vita, cioè dalla docile obbedienza alla Parola di Dio. È impossibile essere brutti se si cammina nella santità, viceversa è fittizia e fallace la bellezza di una persona che cammina nella via dell’iniquità! Inoltre, solo la bellezza della grazia è destinata a risplendere come luce in eterno: «I santi splenderanno come il sole nel regno del Padre loro!», dice il Signore (Mt 13,43). La bellezza fisica, invece, è caduca e appassisce come il fiore nel campo!
O Maria, Splendore di Grazia, fa che ricerchiamo ogni giorno la bellezza che deriva dalla fedeltà alla Parola di Dio, perché il giorno del giudizio non sia un giorno di condanna per la nostra ipocrisia, ma un giorno di gioia per la gloria di Dio. Amen.