Molto probabilmente, la lettura del Vangelo di questa domenica risulterà di difficile comprensione per molti.
Uno dei grandi temi del Vangelo di Marco è che, in Gesù, tutte le cose vengono restaurate per lo scopo originale di Dio. Questo ci fornisce un minimo di contesto per comprendere le parole di Gesù.
Tra studiosi ebrei e rabbini del tempo di Gesù c’era spesso un acceso dibattito sui motivi del divorzio consentiti dalla legge ebraica (Deuteronomio 24, 1). Come ricorda il Vangelo, un uomo potrebbe redigere un ‘libello’, darlo a sua moglie per considerarsi divorziati. In un certo senso, l’atto era inteso come una sorta di protezione per la donna affinché non venisse accusata di infedeltà.
Quando i farisei si avvicinano a Gesù, sembrano già essere consapevoli del suo insegnamento sul divorzio e cercano di coglierlo in fallo nel dire qualcosa contro Mosè e la Legge. Qualcosa che potrebbero usare contro di lui.
Gesù, tuttavia, non parla della Legge, ma dell’intenzione originale di Dio per il matrimonio usando citazioni dal Libro della Genesi.
Le parole di Gesù chiariscono che il matrimonio fa parte del disegno di Dio per gli esseri umani. La bella immagine del marito così attratto da sua moglie che lascia casa e famiglia perché i due diventino ‘un solo corpo’ implica grande amore, calore e intimità. Quando Dio unisce gli esseri umani in questo modo, l’uomo non può dividerli.
A seguire, i discepoli interrogano Gesù sul suo insegnamento. È importante capire che la risposta di Gesù riguarda una situazione in cui una delle parti del matrimonio divorzia dall’altra per sposare qualcun altro. Non si tratta di una persona che fugge da una relazione violenta o che è fallita per qualche altro motivo. Quindi, è importante non prendere queste parole di Gesù e usarle come giudizio sulle persone divorziate o risposate.
Vale anche la pena ricordare che la Chiesa stessa prevede un processo per assistere le persone il cui matrimonio fallisce, consentendo loro spesso di risposarsi.
La risposta che Gesù dà riconosce marito e moglie come partner alla pari nel matrimonio. Non è più consentito, secondo Gesù, che un marito ripudi la moglie perché ‘non trova grazia ai suoi occhi’ (Dt 24,1) e viceversa.
Gesù, poi, continua ribaltando ancora una volta certe convinzioni. Quando le persone (probabilmente le madri) portano i bambini da Gesù per una benedizione, i discepoli, agendo come guardiani, li cacciano via. Ancora una volta, i discepoli hanno sbagliato e Gesù li rimprovera. Sembrano aver già dimenticato l’insegnamento di Gesù nel Vangelo della scorsa settimana sull’accoglienza dei piccoli.
Gesù stupisce i discepoli insistendo sul fatto che il Regno di Dio appartenga a coloro che lo accolgono come lo farebbe un bambino, che con cuore puro e aperto abbraccia il Regno come puro dono di un Dio misericordioso. Il Regno non può essere guadagnato, comprato o negoziato. In realtà è a portata di mano. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è la conversione del cuore per credere in un Dio così buono e così misericordioso da donarci il Regno gratuitamente e senza misura.
In entrambe le parti del Vangelo di oggi, Gesù insegna che le donne sposate e i bambini non devono essere trattati come possedimenti o oggetti, ma con dignità e rispetto. Oltre a ricordare l’intenzione iniziale di Dio per il matrimonio, Gesù ricorda anche l’intenzione iniziale di Dio riguardo al come trattare le altre persone, comprese quelle ritenute di scarsa importanza o di nessun conto.
I discepoli devono imparare che solo coloro che ricevono il regno di Dio con l’apertura e la ricettività di un bambino potranno entrare nel mistero dell’amore misericordioso e generoso di Dio.
Riflessione tratta dal sussidio dei Carmelitani di Australia e Timor-Leste
Mongolo1984, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons