La sapienza dell’antico autore della Genesi è spesso descritta come ingenua, o banale. In realtà, i suoi racconti toccano un livello di realtà profondo e suggestivo, e sono suscettibili di rappresentare in modo adeguato e originale le dinamiche che coinvolgono e strutturano le relazioni.
Il suo sguardo sull’essere umano viene segnato dalla fede nel Dio Creatore, il cui volto non è costituito dalla somma di tratti umani proiettati sul divino; piuttosto, nell’essere umano opera di Dio si manifesta qualcosa del suo mistero, perché egli lo ha fatto “a sua immagine e somiglianza”, coinvolgendosi nella sua storia.
Creazione e alterità
Il racconto della creazione della donna riveste in alcune scene drammatiche una riflessione sorprendente, che delinea rapidamente una concezione dell’umanità originale, differente dalle idee correnti nella cultura del suo tempo.
L’essere umano non è un individuo solitario; è invece chiamato a realizzare la sua realtà personale in un dialogo di accoglienza reciproca e di vita solidale. L’“aiuto che gli corrisponde” non si realizza sul piano immediato dell’utilità funzionale, né del bisogno; esso incarna piuttosto la presenza che soccorre e sostiene la vita, ruolo che di solito la Scrittura attribuisce a Dio stesso.
La “corrispondenza” stabilisce una reciprocità di pari dignità e diviene la condizione di una uscita verso l’altro che innesca una maturità progressiva, capace di sostenere e integrare le differenze e le asimmetrie, maturità per la quale si è vicendevolmente responsabili, per la convivenza e la custodia della casa comune. […]