don Gabriele Nanni – Commento al Vangelo del 1 Ottobre 2021

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La piccola Via di Santa Teresa di Gesù bambino

I prodigi sono tutti i miracoli e le liberazioni dal demonio che Gesù aveva compiuto nelle cittadine del Lago di Galilea, accompagnando con essi la sua predicazione. I prodigi servono a scuotere il torpore spirituale, ad alzare il capo, come al fulmine nel ciel sereno. Essi sono concessi per aiutare a capire che il Signore è presente e ascoltare le sue parole.

Ma il percorso di fede senza vedere è quello migliore ed alla fine è il punto di arrivo per credere in modo perfetto durante questa vita. Gesù infatti ci dice che sono beati coloro che credono senza aver visto, perché il movimento verso l’obbedienza alla volontà di Dio passa attraverso la fede che crede alla sua Parola.

La parola ripiena di Spirito divino ha la possibilità di essere percepita come tale, di essere distinta dalle parole umane e ancor più del Tentatore, il quale imita la Parola divina, ma non la può sostituire.
La forza della verità è dentro alla verità stessa e l’anima la può e la deve riconoscere, quindi seguire.
Nelle vie dei grandi mistici, troviamo grandi rivelazioni, apparizioni e contemplazioni di cose del Cielo, come fu per Santa Teresa di Avila. Santa Teresina di Lisieux, invece, proclamò una sua via per giungere a compiere la divina volontà, la via dell’amore; ella chiamò la Piccola Via, ovvero dell’Infanzia Spirituale.

Questa via non sperimenta visioni, né vede miracoli, ma segue la nuda via della fede mediante l’abbandono alla volontà di Dio così come si esprime nelle cose piccole e grandi del quotidiano, siano esse belle, siano terribili come la malattia che la consumò a venticinque anni.
La piccolezza della giovane Santa è facilmente scambiabile con quella di chi si fa attento e si accontenta di piccole cose, a per lei non fu così, infatti aspirava alle cose più grandi nella Chiesa, voleva essere missionaria, voleva essere martire, voleva essere tutto e fu soddisfatta nelle sue aspirazioni totali ed universali quando comprese che il centro di tutte le cose e quindi di tutte le vocazioni stava nell’amore di Dio: volle essere l’amore, nella Chiesa.

La piccolezza della via dunque contrasta, almeno apparentemente, con tale volontà di centralità della vocazione: essere amore per stare al centro del cuore di Dio.

La via di Teresina fu quella della piccolezza, sull’esempio dei bambini, di chi sa tornare piccolo per rinunciare ad ogni protagonismo, spirituale. Essere come un bambino per essere grande, secondo le parole di Gesù, la rendevano capace di dire: “Io sono un piccolo nulla.”.
L’infanzia spirituale è dunque una via diretta di fede, perché il bambino non sa nulla e non chiede di vedere o partecipare a nulla se non di stare sicura nel cuore di Dio, come un bambino in braccio a sua madre.

La via della fede, quella nuda e buia è dunque la piccola Via: non vi furono né prodigi, né miracoli nella breve vita di Teresina, solo l’amore che ama senza vedere, accettando l’amore di Dio come egli lo disponeva e quando arrivò la malattia, la accettò come dono, ma per fede, poiché non vedeva nulla se non la morte che la prendeva giorno per giorno.

Fu tentata di disperazione fino allo spasimo, mentre soffriva non sentiva né vedeva nulla, e il Tentatore volle farla cadere nella tentazione del vuoto di Dio, la sua non esistenza, il suo non esistere come amore, che ella aveva amato, svuotando se stessa da ogni attaccamento all’ego, da ogni pretesa.

Sicché mentre il respiro stava per abbandonarla e con quello anche la fede, con un sussulto ella seppe sigillare con un atto d’amore e di fede la sua esistenza dicendo: ”Oh, io l’amo! Mio Dio… io vi amo…”.

Dio vi benedica!
Gabriele Nanni

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