Tomás Trigo – Commento al Vangelo del 30 Settembre 2021

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Fra quelli che lo seguono, Gesù sceglie settantadue uomini perché lo precedano e annuncino nei villaggi dove egli andrà un messaggio ben preciso: il Regno di Dio è vicino.

Prima di inviarli, li avverte che la messe è molto estesa: le persone cui deve arrivare il Regno di Dio sono molte, tutte, perché Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tm 2,4). Coloro che devono proclamare il messaggio sono, invece, pochi. Di fronte a questa realtà, la prima cosa che dobbiamo fare è chiedere a Dio che invii più operai alla sua messe.

Con questo insegnamento di Gesù, ci appare chiaro che il protagonista della salvezza è Lui, non noi, che i mezzi più importanti per portare ai cuori la fede non sono i mezzi umani, ma quelli soprannaturali. La prima cosa da fare non è iniziare attività apostoliche, parlare, scrivere, muoversi da una parte all’altra del mondo. La prima cosa è pregare. L’apostolato sarà efficace solo se è fondato nell’orazione, nell’unione di amore con Dio.

Ma, chi sono questi operai che tanto mancano? Tutti i cristiani: laici, sacerdoti, religiosi… Tutti siamo chiamati da Dio a portare nel mondo intero la buona notizia della salvezza: Gesù è il Cristo, il Messia; è morto ed è risuscitato per noi; è venuto a instaurare il Regno di Dio nel mondo e nel cuore di ogni uomo.

Il Concilio Vaticano II ha voluto fare un particolare richiamo ai laici, ricordando loro che è il Signore stesso che li invita «ad unirsi sempre più intimamente a lui e, sentendo come proprio tutto ciò che è di lui (cfr. Fil 2,5), si associno alla sua missione salvifica; è ancora lui che li manda in ogni città e in ogni luogo dove egli sta per venire (cfr. Lc 10,1), affinché gli si offrano come cooperatori nelle varie forme e modi dell’unico apostolato della Chiesa, che deve continuamente adattarsi alle nuove necessità dei tempi, lavorando sempre generosamente nell’opera del Signore»[1].

Tomás Trigo

[1] Concilio Vaticano II, Decreto Apostolicam actuositatem, n. 33.


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