don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 30 Settembre 2021

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Dovette captare lo smarrimento di quella folla che lo inseguiva se Gesù sentì il bisogno di coinvolgere i suoi discepoli in una missione che aveva come unico scopo quello di permettere a tutti di non essere folla ma uomini e donne con i propri interrogativi e le proprie attese degni di essere ascoltati.

Aveva coinvolto i settantadue discepoli perché potessero dire ad ogni uomo, nessuno escluso (settantadue erano all’epoca le nazioni conosciute della terra) che l’amore di Dio non si arresta di fronte ad alcuna infedeltà umana. I discepoli sarebbero partiti forti solo di una consapevolezza: l’amore rifiutato è ancora di nuovo offerto. E perché questo potesse essere riconosciuto era necessario che i discepoli andassero a due a due.

Gesù aveva intuito che ciascuno di noi rischia di essere grano maturo che nessuno raccoglie: la messe è abbondante. Il rischio – tutt’altro che remoto – è che la vita scorra lasciando cadere quel grano inutilmente, senza portare frutto. Se solo qualcuno pronunciasse la parola giusta al momento opportuno, se solo qualcuno ponesse un gesto di vicinanza, se solo qualcuno intercettasse ciò che di più vero c’è nel cuore di ogni uomo!

Gesù osserva che l’uomo è sempre pronto. È ancora “capace” del vangelo. Lo è sempre, fino alla fine, anche quando tutto sembra irrimediabilmente o già definitivamente concluso, come insegna l’incontro col ladrone dell’ultima ora. Solo manca chi spia le occasioni di Dio, manca chi intercetta opportunità perché quel grano porti il frutto desiderato. Sono questi gli operai di cui abbiamo bisogno, allora come oggi. Questi – dice Gesù – mancano. Uomini e donne capaci di uno sguardo altro: quello di Dio e della disponibilità a mettersi in cammino sempre, di nuovo, senza attendere. Uomini e donne che non si fanno anzitutto maestri di nozioni religiose ma fratelli capaci di condividere con gli altri ciò che di più bello gli è capitato nella vita. E non è soltanto una questione di persone che scelgano una speciale consacrazione. Non è uno status che abilita a questo ma una attitudine del cuore trasversale ad ogni scelta di vita.

Mancano operai in grado di mettersi in cammino senza attardarsi a passare la vita a fare preparativi. Mancano operai capaci non di strutture o organizzazioni. Non necessitano uomini in grado di elaborare strategie. È necessaria la mitezza e la semplicità dell’agnello, l’atteggiamento, cioè, di chi non vive i rapporti all’insegna della violenza, della sopraffazione o dell’arroganza. Lo stile con cui ti presenti è già messaggio.

È poi necessaria la leggerezza e la freschezza di chi non è appesantito da bagagli, la determinazione di chi puntando sull’essenziale non si perde per strada in cose inutili.
Perché ciò accada occorre pregare il Signore della messe perché stani – così il verbo greco – faccia venir fuori uomini e donne che condividano la stessa passione di Dio.

Perché il grano venga raccolto è necessario che i discepoli si adattino agli usi e ai costumi degli interlocutori mangiando e bevendo quello che hanno, superando la barriera dell’impurità. È possibile entrare nelle case di tutti, pagani compresi, condividendo anche con loro la mensa. Come ci fa bene riascoltare queste parole! Quante nuove barriere discriminanti impediscono la freschezza di relazioni sincere.
Perché il grano venga raccolto è poi necessario prendersi cura degli infermi, cioè di chi traballa, di chi fa fatica a stare in piedi e farlo in maniera concreta, operosa.

Il compito non sarà facile. Bisogna metterlo in conto: ma la preoccupazione non deve essere quella della riuscita dell’annuncio quanto il fatto che a tutti venga recata l’esperienza della vicinanza di Dio che senz’altro, a suo tempo, porterà il frutto atteso.
A muovere i passi una consapevolezza: che quando stiamo così nella vita noi siamo già con Dio. Lui ha già scritto i nostri nomi nel libro della vita. Quando si sta così nella vita ci si rende conto di essere già cittadini del cielo.


AUTORE: don Antonio SavoneFONTE CANALE YOUTUBETELEGRAM