Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 22 Settembre 2021

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Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.

Gesù convoca i Dodici. Sono i Dodici Apostoli. Li convoca e dona loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. Cosa fa Gesù? Partecipa i suoi poteri sul diavolo e sulle malattie ai Dodici. I Dodici ora possono scacciare i demòni. Possono guarire. Possono liberare l’uomo dalle sue molteplici infermità. Una cosa però gli Apostoli dovranno sempre ricordare: questi poteri non agiscono in modo automatico. Agiscono per comunione con lo Spirito Santo. La comunione con l’Alto si crea e si instaura nella preghiera. In questa prima fase Gesù può anche far sì che questi poteri agiscano in loro in modo automatico, sol perché loro comandano e vogliono. In seguito vedremo che non è così. La preghiera è essenziale nell’esercizio di poteri conferiti.

Ora sappiamo perché Gesù ha conferito loro questi poteri, o meglio: perché li ha resi partecipi dei suoi poteri sui demòni e sulle malattie. Loro sono mandati ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. La guarigione degli infermi è il segno che Dio opera attraverso loro. È anche il segno della verità della loro parola e del loro annunzio. Il regno di Dio inizia con la liberazione dell’uomo dal potere del demonio. Senza questa liberazione non c’è regno di Dio, perché l’uomo rimane prigioniero e schiavo del diavolo. Il regno di Dio comincia anche con la liberazione dell’uomo dalla malattia. Con la guarigione prodigiosa Dio manifesta il suo amore misericordioso verso gli uomini. Questi non sono stati fatti da Dio e dimenticati. Dio è con loro. Agisce per loro. Compie guarigioni come segno della sua presenza. La sua misericordia governa la terra. Dio è presente nella vita del suo popolo. Al Dio che è presente si dona ascolto, ci si converte, si entra nel suo regno. Annunziare il regno di Dio è annunziare la volontà di Dio. È dire al mondo intero che Dio ha deciso di instaurare il suo regno. Nel regno che sta per essere instaurato si entra con la conversione e con la fede nel Vangelo.

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Gesù vuole che i suoi discepoli si comportino in tutto seguendo il suo stile di vita che è uno stile povero, umile, sobrio, libero, snello, interamente consegnato alla Provvidenza del Padre. Nulla devono portare quando vanno. Nulla devono portare quando ritornano. Devono andare così come sono: vuoti, spogli, liberi, senza sacca, senza pane, senza denaro, indossando una sola tunica. Non è solo una questione di snellezza e libertà fisica per agevolare il cammino senza alcun affaticamento. Si tratta invece di un vero atto di fede. Quella di Gesù è una strategia di vera fede, di fede perfetta, piena, completa, alla quale nulla si deve aggiungere e nulla togliere. Se vogliono vivere bene la missione si devono consegnare interamente al Padre. Del Padre si devono fidare. Sulla sua Provvidenza fondare tutto il loro cammino attraverso le vie del mondo. Loro devono pensare a fare bene le cose di Dio. Dio penserà a fare bene le loro cose. Loro lavorano per il Signore. Il Signore lavora per loro. Loro costruiscono la Casa di Dio. Dio costruisce la casa dei Dodici.

Così agendo il discepolo di Gesù prima che essere un vero Maestro nella fede per gli altri, è un vero discepolo della fede per se stesso. Infatti lui ogni giorno dovrà vivere della fede più pura e più santa, perché dovrà sempre vedersi e pensarsi nella Provvidenza di Dio. Inoltre a causa della sua libertà da ogni cosa di questo mondo, il discepolo di Gesù attesta al mondo intero la sua vera novità di vita. Egli non predica e non annunzia per un vile guadagno. Egli è povero. Povero vive e da povero cammina. Egli predica e annunzia solo per amore della salvezza del mondo. Un discepolo povero, libero, sobrio, morigerato, castigato in tutto, accredita la parola che dice e le conferisce un valore soprannaturale. Chi vuole può aprirsi alla fede e consegnarsi interamente al regno di Dio che è da loro non solo annunziato, ma anche manifestato e rivelato nella sua concretezza storica. Un discepolo che vive sullo stile di Gesù è la più bella predica della presenza del regno di Dio in mezzo agli uomini.

LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 9,1-6

Convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.

Gesù non vuole i suoi affannati nella ricerca di agi, di comodità, di piaceri della vita. Li vuole in tutto esemplari. Entrano in una casa. In questa casa sono accolti. In questa casa devono rimanere. Possono lasciare questa casa solo quando lasciano la città, o il paese, o il villaggio per recarsi a predicare altrove, in altre città, in altri paesi, in altri villaggi. Il discepolo di Gesù una cosa deve sempre avere nel suo cuore: egli salva con la sua perfetta esemplarità. Dove manca l’esemplarità, mancherà anche l’opera della salvezza. Gli altri vedendo la sua serietà, la sua virtù, la sua modestia in ogni cosa, la sua non ricerca di comodità e di agi, la sua libertà anche da nuove amicizie e conoscenze, di certo sono aiutati nella loro conversione e nella loro professione di fede nel Vangelo da lui predicato. Anche le nuove amicizie devono essere lasciate cadere quando si tratta di esemplarità per il regno. Uno ti ha accolto. Ti ha dato quello che aveva. Tu conosci altre persone e abbandoni colui che ti ha accolto perché questi ultimi possono darti qualcosa in più. Il primo rimane male perchè vede il discepolo del Signore come un ricercatore di comodità. Non solo rimane male, neanche più gli crede. Con il suo comportamento egli si è reso non credibile ai suoi occhi. Il danno morale generato dal suo gesto è incalcolabile. Per un agio in più si è perduta un’anima.

Gesù non vuole che vi sia comunione di vita con coloro che rifiutano la comunione con il suo Vangelo. Scuotere la polvere dai piedi, uscendo dalla città che non ha accolto i missionari di Gesù, ha solo questo significato: non comunione di vita. Noi non possiamo essere in comunione con voi che avete rifiutato la nostra comunione e la comunione con il Vangelo che noi portiamo. Questa rottura della comunione deve essere compresa anch’essa nel segno della misericordia di Dio. L’altro, cioè colui che non ha accolto la nostra offerta del Vangelo, se vivesse in comunione di vita con noi, penserebbe che il Vangelo e noi siamo due realtà diverse, distinte, separate. Una cosa è l’uomo e un’altra è il Vangelo che lui porta. Il missionario e il Vangelo invece sono una cosa sola. Sono una sola vita. Sono un solo corpo. Sono una sola esistenza.

Chi vuole noi, ci deve volere come missionari e banditori del Vangelo. Se noi vogliamo gli altri, non possiamo volerli da persone senza il Vangelo, perché noi siamo inseparabili dal Vangelo che annunziamo e che viviamo. Come fare capire al mondo intero che noi e il Vangelo siamo una cosa sola? Rompendo la comunione di vita con coloro che potrebbero fraintendere questa comunione come accoglienza da parte nostra del loro rifiuto del Vangelo. Rompendo la comunione di vita l’altro saprà che il Vangelo che noi portiamo è cosa importante per noi. È la nostra stessa vita. Noi siamo il Vangelo e il Vangelo è noi. Senza differenze. Senza distinzioni. Senza separazioni. Senza divisioni. Il rispetto è una cosa. L’amore è una cosa. La carità è una cosa. La solidarietà è una cosa. La comunione di vita è tutt’altra cosa. È tutt’altra cosa perché il missionario del Vangelo mai si potrà dividere dal Vangelo che lui porta.  Lui e il Vangelo sono una cosa sola. Insieme si accolgono. Insieme si rifiutano e si rigettano. Chi rifiuta il missionario, rifiuta il Vangelo. Chi rifiuta il Vangelo, rifiuta il missionario. Chi getta dalla finestra il Vangelo vi getta anche il missionario che lo porta. Non si può accogliere il missionario senza accogliere il Vangelo.  Il Vangelo per il missionario è più che la sua pelle, più che la sua carne, più che il suo cuore, più che la sua anima. Il Vangelo per il missionario è la sua stessa vita. Il Vangelo è la vita del missionario. La vita del missionario è il Vangelo. Non sono più due, ma una vita sola. Madre Santa fa’ che mai il missionario si separi dal Vangelo.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.