Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 19 Settembre 2021

487

Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.

Ci sono dei momenti nella vita di Gesù che devono essere avvolti dalla solitudine e dalla lontananza con la folla. Più alta è la missione e più grande deve essere la nostra vicinanza con Dio. Non si può stare vicino a Dio se la folla accorre e toglie il respiro. Più si sta con Dio e più si può fare del bene alla folla, perché non le si fa il bene che essa chiede, bensì quello che Dio vuole che le venga fatto. Gesù deve stare lontano dalla folla anche perché ha una missione assai importante da compiere. Deve preparare i suoi discepoli ad accogliere lo scandalo della croce. Un Messia crocifisso è stoltezza per i Greci, ma scandalo e follia per i Giudei. I discepoli ancora sono assai Giudei e poco cristiani.

Il mistero del Messia di Dio è insieme di morte e di risurrezione. Un solo mistero, non due. I discepoli sanno cosa è il tradimento, il rinnegamento, la consegna, la stessa morte. Non sanno però cosa è la risurrezione. Sanno cosa è la croce. Non sanno cosa è la gloria eterna del suo innalzamento dopo la morte.   Non sanno ed hanno paura di chiedere spiegazioni. È come se in loro ci fosse qualcosa che li tenesse chiusi nel loro mondo fatto di molti pensieri umani e di pochi, anzi pochissimi pensieri di Dio. Gesù annunzia loro la vera luce, ma è come se preferissero rimanere nelle loro tenebre. È grande il mistero delle tenebre. Senza una particolare grazia di Dio è impossibile uscire da esso, venirne fuori. Quando si è nella carne è facile seguire tutti i falsi messia, i falsi profeti, i falsi predicatori. Difficile è invece uscire dalla carne e seguire la vera luce. Si esce dalla carne solo per grazia dell’Onnipotente. Ancora la grazia non è stata effusa dal costato di Cristo Trafitto. Ecco il motivo della non comprensione e del timore dei discepoli.

- Pubblicità -

Siamo in due mondi differenti, distanti, lontani. Gesù è nel mondo della luce. I discepoli sono nel mondo della carne. Gesù è nel mondo del Padre. I discepoli sono nel mondo degli uomini. Gesù è nel mondo della verità. I discepoli nel mondo delle tenebre. Gesù è Messia secondo Dio. I discepoli seguono un Messia secondo gli uomini.  Gesù vede questa distanza ed illumina i discepoli, non perché comprendano oggi, ma perché si ricordino domani di ogni suo insegnamento. Oggi Gesù scrive ogni suo insegnamento nella loro storia. Domani lo leggeranno con la nuova luce dello Spirito Santo e lo comprenderanno. Non sempre si deve lavorare perché l’altro comprenda. Sempre però è giusto lavorare per scrivere. Poi quando sarà il tempo si rileggerà ogni cosa e tutto sarà compreso con la luce divina dello Spirito del Signore. Cristo deve scrivere ogni cosa del suo mistero nella loro storia.

Lo Spirito prenderà ogni cosa scritta da Gesù e la farà comprendere loro. Se però Cristo non scrive, lo Spirito Santo mai potrà leggere per loro. Una è la missione di Cristo Gesù e una la missione dello Spirito del Signore. Ora è giusto che Gesù scriva nella loro storia una lezione di vitale importanza. Da questa lezione è il futuro della sua missione e della sua Chiesa. Gesù chiede loro di che cosa avessero discusso lungo la via. Gesù lo sa. Vuole che siano loro a dirglielo. L’interrogazione è una buona metodologia di insegnamento. Si interroga. Si risponde. Si spiega ogni cosa. Si corregge quanto non è detto o fatto secondo pienezza di verità.

LEGGIAMO IL TESTO DI Mc 9,30-37

Partito di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

I discepoli non rispondono. Lungo la via avevano discusso tra di loro chi fosse il più grande. Loro pensavano secondo la carne e secondo la carne si davano risposte. Il concetto di base è però sempre lo stesso: il falso messianismo che coltivavano nel loro cuore. Quando i pensieri sono falsi, anche le risposte sono false, le speranze sono false, le attese sono false.  Tutto è falso quando il pensiero è falso e ciò che ricostruisce alla fine non può che risultare falsità. C’è chi eccelle di più e chi di meno. Così pensano i discepoli di Gesù.  Anche loro si consideravano i prodi di Gesù e per questo era necessario che vi fosse una gerarchia di grandezza da tutti riconosciuta. Visione di sé secondo il mondo, non secondo la fede.

Gesù pone un’altra misura di grandezza tra i suoi, totalmente opposta a quella della carne. La grandezza della carne vuole che il primo sia servito da tutti. La grandezza di Gesù vuole che il primo sia il servo di tutti e l’ultimo di tutti. È un vero capovolgimento della realtà. Così si dovrà vivere nel suo regno. Il servizio deve essere fatto a tutti, nessuno escluso. Come fare per insegnare questa verità? Gesù prende un bambino, lo pone in mezzo ai discepoli, lo abbraccia e dice loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». Un bambino è da accudire, servire, custodire, amare. Un bambino ha bisogno di tutto. Il bambino non governa, non comanda, non si pone in alto. Il bambino è solo oggetto di cure molteplici. Gesù affida il suo regno ai discepolo come se gli consegnasse un bambino. Lo mette al suo posto, al posto di Lui, che è il Signore e il Maestro. Chi serve un bambino nel nome di Gesù, serve Gesù, accoglie Gesù. Chi accoglie Gesù, non accoglie Gesù, ma colui che lo ha mandato. Chi ha mandato Gesù è il Padre suo celeste, il Creatore del Cielo e della terra, il Signore dell’Universo. Al posto del bambino si deve vedere Cristo Gesù. Al posto di Cristo Gesù il Padre nostro celeste.

È il capovolgimento di ogni regola e norma di umano comportamento. Un bambino, colui che non vale nulla agli occhi del mondo, è collocato da Cristo Gesù al posto del Padre suo. Nel bambino si accoglie il Re del Cielo e della terra. A questo capovolgimento della realtà deve corrispondere il capovolgimento del cuore e della mente, dei pensieri e della volontà, dei desideri e dei sentimenti. Il capovolgimento che Gesù chiede per tutti coloro che vogliono fare parte del suo regno è sommamente grande, è l’opposto di ciò che avviene nel mondo. Nel mondo uno solo può essere grande. Uno solo è grande e tutti gli altri sono a servizio di quest’unico grande. Nel regno di Cristo Gesù tutti possono essere grandi, tutti i più grandi, a condizione che si pongano a servizio di tutti. Si passa così dall’essere serviti al servire, dall’essere accuditi all’accudire, dall’essere amati all’amare, dall’essere riveriti al riverire, dall’essere compresi al comprendere, dall’essere sopportati al sopportare.

Ciò che è sopra nei regni di questo mondo, nel regno di Cristo Gesù è posto sotto. Ponendoci sotto ci poniamo in alto, ma rimanendo sempre al di sotto di tutti. È questo il capovolgimento che Gesù chiede ad ogni suo discepolo. Ponendosi ognuno al di sotto di tutti, regna nella comunità la pace, la serenità, la gioia, il vero servizio, la comunione. Ogni posto nella comunità dovrà essere vissuto secondo questo principio di fede: dinanzi a noi c’è un bambino da accudire, far crescere, nutrire, custodire, proteggere, formare, educare, condurre alla vita della vera fede. Gesù non ha dinanzi a sé dei bambini da condurre alla pienezza e purezza della fede? Per la vita di questi bambini non consuma tutto se stesso? Non offre loro tutta intera la sua vita, senza risparmiarsi in nulla? Abbiamo noi questa visione altissima di fede? Senza questa visione di purissima fede, siamo divorati dai pensieri secondo il mondo. La Madre di Dio, la Serva del Signore, ci insegni come servire sul modello di Cristo Gesù. Amen.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.