Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 11 Settembre 2021

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Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.

Ognuno deve essere un buon maestro per gli altri, per quanti ancora sono sulla via della crescita e dell’apprendimento. Ma chi potrà dirsi un buon maestro per gli altri? Come possiamo noi distinguere chi è un buon maestro da chi invece è un cattivo maestro? Come possiamo noi riconoscere se uno è un buon maestro e così fidarsi di lui, mentre non concedere alcuna fiducia a quello che noi riconosciamo essere cattivo maestro? È sufficiente guardare ai suoi frutti. Il buon maestro produce frutti buoni, il cattivo maestro produce frutti cattivi. Uno potrebbe dire: sono buono anche se produco frutti cattivi. Questa è vera menzogna, vera alterazione della realtà. Chi è buono produrrà sempre frutti buoni. Uno che produce frutti cattivi è cattivo. Come ogni albero produce frutti secondo la sua natura, così anche l’uomo. L’uomo buono produce frutti buoni, l’uomo cattivo produce frutti cattivi. Un buon maestro è tale se produce frutti buoni. Se non produce frutti buoni, è cattivo.

Ecco due esempi che chiarificano con più luce quanto Gesù ha già affermato come principio generale. È verità: ogni albero si riconosce dal suo frutto. Dagli spini mai si potranno raccogliere fichi, né dai rovi si può raccogliere uva. Dai cattivi maestri non si può raccogliere verità. Dai cattivi profeti non si può ricevere la parola vera del Signore. Se un maestro è cattivo – la sua cattiveria si riconosce dai suoi frutti – nessuno speri mai di poter raccogliere frutti di verità e di bontà. Sperare in frutti buoni da un cattivo maestro è una speranza inutile, fallace, dannosa, pericolosa. Ognuno è messo in guardia. Ognuno può salvare la sua anima se vuole. Applicata a Cristo Gesù questa similitudine si può così tradurre: Gesù è l’albero che produce frutti buoni. Sono frutti buoni di dottrina, verità, misericordia, compassione, perdono, accoglienza, guarigioni, miracoli, pazienza, ogni bontà. Un albero che produce simili frutti mai potrà dirsi un albero cattivo. Dovrà necessariamente essere considerato e visto come albero buono. Chi lo dice albero cattivo, mente a se stesso e rende una falsa testimonianza alla sua storia. Attesta contro ogni evidenza ciò che l’evidenza rivela come bontà, anzi come somma bontà.  Gesù dichiara cattivi costoro a causa della parola sempre cattiva che esce dalla loro bocca. Essendo alberi cattivi non possono dire parole buone.

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Ognuno produce secondo la sua natura. La natura buona trae da se stessa cose buone, trae il bene. La natura cattiva trae da se stessa cose cattive, di male. Ciò di cui è pieno il cuore, la propria natura, viene fuori dalla bocca. La bocca è in tutto simile al cratere di un vulcano. Se il ventre del vulcano è pieno di fuoco, dal cratere uscirà fuoco. Se invece il suo ventre è pieno di gas, dal cratere uscirà il gas che ucciderà tutto quanto incontra sul suo cammino. Il bene è il frutto del buon tesoro del cuore di un uomo. Ma anche il male è il frutto del cattivo tesoro che è il cuore della persona. Un cuore cattivo dice cose cattive. Un cuore buono dice cose buone. La sola parola dell’uomo rivela e manifesta il suo cuore. Se ascoltiamo con attenzione la parola dell’uomo sapremo sempre la natura del suo cuore. Sapremo sempre se è un buono o un cattivo maestro. Sapremo se ci possiamo fidare di lui o dobbiamo evitarlo perché cattiva e pessima guida della nostra anima. La parola è l’uomo, perché la parola è la sua natura. Dalla parola conosciamo la natura di un uomo.

LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 6,43-49

Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: e simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande».

Dio è il Signore perché può governare la nostra vita. È Signore perché a Lui abbiamo deciso di dare la nostra vita. È Signore perché può comandare. A Lui è dovuta ogni obbedienza da parte nostra. Se Lui non può comandare nulla perché noi non lo obbediamo, di certo non è Signore per noi. Se Lui comanda e noi non facciamo ciò che Lui ci dice, anche in questo caso lui non è Signore per noi. È Signore, ma non per noi. Dio si sente non rispettato dal suo popolo. Il popolo si avvicina a Lui senza santità, amore, devozione, zelo, obbedienza. Vive con Lui un rapporto solamente esteriore. Cosa succede a chi non fa ciò che il Signore comanda e dice? Due immagini ci aiuteranno a comprendere in pienezza di verità l’insegnamento di Gesù.  Si va dietro Gesù per ascoltare le sue parole e per metterle in pratica. È questo il significato della sequela: ascoltare e mettere in pratica; ascoltare ed obbedire; ascoltare e seguire, realizzare, trasformare ogni cosa ascoltata in opera. Cosa avviene per colui che va dietro Gesù, ascolta le sue parole e le mette in pratica?

Costui è simile ad un uomo che ha costruito la sua casa ponendo le fondamenta sulla roccia dopo aver scavato in profondità. Venne la piena, il fiume si abbatté su quella casa, ma non riuscì a smuoverla, a distruggerla, ad abbatterla perché era costruita bene. Il solido fondamento sulla roccia aveva impedito la catastrofe. La casa rimane stabile per sempre. Cosa accade invece a chi va dietro Gesù, ascolta, ma non mette in pratica le parole ascoltate? Costui è simile ad un uomo che costruisce la sua casa sulla terra senza porre alcun fondamento. Il fiume la investe e essa subito crolla. Tutto il lavoro va perduto, a causa della grande distruzione. La realtà della similitudine è chiara, eloquente. Chi edifica il suo edificio spirituale sulla roccia di Dio che è la sua volontà, la sua parola, avrà una casa stabile in eterno. Chi invece costruisce la sua casa spirituale sul non ascolto della Parola del Signore, non avrà stabilità. Un piccolo fiume di pensieri umani o di tentazione che si abbatte contro di noi ed ecco che la nostra rovina e grande. È grande nel tempo ed è grande nell’eternità. È una rovina che dice perdizione eterna, per sempre, lontano dal Signore. È Dio la Roccia, il solo fondamento vero della nostra casa spirituale.  Roccia è il nome stesso di Dio. Fondare la nostra casa sulla roccia è fondarla in Dio, nella sua Parola ascoltata e osservata per tutti i giorni della nostra vita.  Fondata così la nostra casa avrà una stabilità eterna. Mai verrà distrutta.

Chi si salverà? Oggi si dice che tutti si salveranno. Non è questa la verità che ci annunzia Gesù. La verità di Gesù è assai diversa dalla menzogna che oggi si insegna e si professa. Si salveranno tutti coloro che costruiranno la loro casa cristiana sulla roccia della Parola di Dio, di Cristo Gesù, del Vangelo. Ma cosa significa costruire la casa cristiana sulla roccia della Parola? Vuol dire trasformare ogni Parola di Gesù, tutto il Vangelo in nostra vita. Significa, in una parola semplice: vivere di misericordia, compassione, pietà, carità, giustizia, servizio, perdono. Vivere per gli altri allo stesso modo che Gesù è vissuto per noi. Fare della legge della carità e dell’amore l’unica nostra legge. Vuol dire: non giudicare, non condannare, non mormorare, non parlare mai male degli altri. Pensare invece a come imitare Gesù che è il mite e l’umile di cuore. Fare dell’obbedienza a Gesù lo stile, la forma, l’essenza della propria esistenza. Chi fa questo si salverà. Chi questo non lo fa, non può pensare di salvarsi, perché non ha fatto quanto Gesù ha insegnato perché un uomo si possa salvare. “Non chi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”. La Madre del frutto benedetto che è Gesù, ci aiuti a divenire operatori di buoni frutti.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.