UNO SPECCHIO PER L’ANIMA
Sono abitato da sentimenti di tenerezza, bontà, umiltà, dolcezza? La pace di Cristo regna nel mio cuore? Oppure mi lascio turbare e perdo la pace perché mi preoccupo di cose che non contano agli occhi di Dio?
Siamo nel cuore della lettera indirizzata da san Paolo ai cristiani di Colosse. Nel capitolo precedente l’Apostolo li aveva rassicurati con un riferimento implicito ad alcuni membri settari della comunità che inducevano scrupoli e sensi di colpa, perché sostenevano che era necessario astenersi da alcune pratiche e osservarne altre, seguendo tradizioni non provenienti dagli Apostoli. Egli fa capire che si tratta di ragionamenti e timori che non hanno nulla a che fare con la vera fede.
All’inizio del capitolo terzo ricorda che i risorti in Cristo, grazie al Battesimo, sono chiamati a “cercare le cose di lassù” e a “gettare via la rabbia e ogni animosità e cattiveria” (cfr. Col 3,1.8).
Nel testo di oggi, viene tracciato “l’identikit interiore” del discepolo di Gesù: cioè come deve essere il suo cuore e quali sentimenti lo devono contraddistinguere.
Scrive: «Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto».
Che testo meraviglioso! Queste parole sono come uno specchio per le nostre anime, in cui ognuno può esaminare se stesso.
Mi chiedo: sono abitato da sentimenti di tenerezza, bontà, umiltà, dolcezza? La pace di Cristo regna nel mio cuore? Oppure mi lascio turbare e perdo la pace andando dietro alle favole e a cose che non contano agli occhi di Dio?
Si noti che il testo inizia con le parole: «Scelti da Dio, santi e amati… rivestitevi». È sottintesa una congiunzione causale: «“Poiché…”, “dal momento che…” siete scelti da Dio, santi e amati… rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà… eccetera». Questi sentimenti non ce li diamo perciò da soli. Dipendono dall’intensità della nostra relazione con Dio in Gesù, in cui scopriamo di essere stati scelti da Lui, amati e chiamati alla santità! Se invece di essere teneri, umili e buoni siamo giudicanti, boriosi e acidi c’è da chiederci se stiamo facendo esperienza dell’amore di Dio e della sua misericordia!
C’è una grande sintonia tra questo testo paolino e le parole di Gesù nel vangelo odierno: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso – dice il Signore. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati…».
Guai a chi condanna gli altri e – come i fondamentalisti di Colossi -, induce scrupoli di coscienza su questioni rispetto alle quali la Chiesa lascia piena libertà! Preoccupiamoci, piuttosto, di ciò che davvero conta davanti a Dio.
Ecco cosa conta davanti a Dio secondo Paolo: «La pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo». Siamo chiamati alla pace rimanendo uniti “in un solo corpo”. Questo corpo, come Paolo precisa in diversi passi della lettera, è la Chiesa.
L’amore per la Chiesa è il terreno su cui cresce la fede genuina dei santi!
Uno di loro, un “santo del Concilio Vaticano II”, San Josemarìa Escrivà de Balaguer, scriveva: «“La fede” è l’umiltà della ragione che rinuncia al proprio criterio e si prostra davanti ai giudizi e all’autorità della Chiesa». «Hai un gran desiderio di amare la Chiesa? tanto più grande, quanto più si agitano coloro che tentano di imbruttirla? — Mi sembra molto logico: perché la Chiesa è tua Madre!» (Cfr. Solco, nn. 259. 354).
O Maria, Madre della Chiesa e Madre di Misericordia, insegnaci ad amare la Chiesa e a essere misericordiosi come il Figlio tuo Gesù. Amen.