Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 6 Settembre 2021

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Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.

Siamo ancora in giorno di sabato. Gesù è in una sinagoga e si mette ad insegnare. Tra le persone presenti vi è anche un uomo con la mano destra paralizzata. Per farisei e scribi è questa una condizione ideale per osservare Gesù, per vedere cioè come Lui si comporta in ordine all’osservanza della legge del sabato.

Scribi e farisei sono nemici dichiarati di Gesù. Loro non seguono Gesù per imparare come si ama veramente Dio e i fratelli. Lo seguono per osservarlo, per tendergli trappole sul suo sentiero, per tentarlo. Il loro scopo è uno solo: farlo cadere in modo da poterlo accusare di trasgressione della Legge del Signore. Per una simile accusa vi era la sentenza di morte per lapidazione immediata.

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C’è amarezza nel cuore quando si sa che persone non vengono per cercare la verità, ma che vengono invece per porre trappole al fine di farvi cadere il giusto, prenderlo e ucciderlo. Sulla via di Gesù ad ogni angolo i farisei e gli scribi avevano teso queste trappole.

Solo la sapienza dello Spirito Santo che lo animava e lo guidava permetteva a Gesù di far saltare queste trappole senza mai cadere in alcuna di esse. Se tu oggi guarisci quest’uomo noi ti accusiamo di trasgressione grave della legge del sabato. Oggi potrebbe essere, Gesù, la tua fine, il tuo ultimo insegnamento, il tuo ultimo miracolo. Noi per questo siamo qui.  Non abbiamo altro scopo, altro fine, altra intenzione.

Abbiamo detto che la metodologia di Gesù non è sempre la stessa. Alcune volte percorre una via, altre volte si serve di vie diverse, ma sempre efficaci. La via usata oggi da Gesù è veramente sorprendente. Gesù conosce cosa stanno pensando scribi e farisei presenti.

Non li può sfidare direttamente sul campo della pura argomentazione. Si serve però di uno stratagemma semplice che pone ognuno dinanzi alla sua responsabilità di saper giudicare e discernere ciò che è bene e ciò che è male, ciò che è giusto e ciò che è ingiusto. All’uomo è stato dato questo discernimento.

Ogni uomo può, partendo dalla sua coscienza, sapere ciò che è bene e ciò che invece bene non è. Se l’uomo non avesse questa capacità di discernimento non sarebbe uomo. È giusto che ognuno manifesti la sua vera umanità, riveli la sua capacità nel saper discernere il bene dal male. Per questo chiama l’uomo dalla mano paralizzata perché si metta in mezzo alla sinagoga, in modo che tutti possano vederlo. L’uomo ascolta e si mette in mezzo.

Ora Gesù domanda a tutti i presenti: in giorno di sabato è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla? È evidente che nessuno potrà mai rispondere che di sabato si debba fare del male o che di sabato si debba sopprimere una vita. La giusta, sana, santa razionalità, il giusto, sano, santo discernimento risponde che di sabato si può fare il bene, si può salvare una vita.

Con questa domanda Gesù fa sì che tutti coloro che sono nella sinagoga siano dalla sua parte, dalla parte del bene, cioè del miracolo. Con questa domanda isola e mette fuori gioco scribi e farisei. Li lascia soli con i loro propositi e intenzioni di male. Li abbandona alla solitudine della loro malvagità e malignità del cuore.

Ora che sa – per questo li guarda uno ad uno – che quelli della sinagoga hanno operato il giusto discernimento e cioè che una vita si deve e si può salvare, Gesù dice all’uomo dalla mano paralizzata di stendere la mano. La stende e subito fu guarita. Dobbiamo affermare che la saggezza e sapienza di Gesù sono divinamente grandi. Così agendo Gesù insegna ad ogni suo discepolo che trovare per ogni evento la giusta metodologia è cosa indispensabile. I nemici del giusto sono molteplici.

La sana e santa metodologia farà sì che ogni trappola da loro posta sul suo cammino sarà evitata con suo grande beneficio e anche di quanti sono venuti per ricevere da lui il bene. È proprio dell’uomo di Dio trovare la giusta, opportuna metodologia.

Questa però dovrà essere sempre suggerita dallo Spirito Santo che vive in noi. Non è un fatto né di studio e né di esperienza. È purissimo dono dello Spirito del Signore. L’uomo di Dio si mette in preghiera e chiede allo Spirito del Signore che gli faccia evitare tutte le trappole che gli uomini malvagi pongono sul suo sentiero. La preghiera allo Spirito Santo è la salvezza dell’uomo di Dio.

LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 6,6-11

Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

Il primo risultato è stato raggiunto: questi uomini malvagi non possono più accusare Gesù di trasgressione della legge del sabato. Gesù li ha sconfitti con la sua metodologia suggeritagli dallo Spirito Santo di Dio. Essi però non si arrendono. Hanno perso una battaglia.

La guerra contro Gesù è ancora tutta da giocare. Ora si mettono a discutere su come fare proseguire la guerra, quali nuove trappole escogitare e quali nuovi trucchi inventare per fare cadere Gesù. Loro vogliono una cosa sola: la morte di Gesù. Non si daranno pace finché Gesù non sarà stato posto nel sepolcro.

Oggi Gesù dice agli uomini, e in modo particolare ai farisei, che tutti devono essere capaci di un sano e santo discernimento su ciò che è giusto. È vero: possiamo essere capaci di discernimento. Per essere capaci però dobbiamo essere liberi. Per essere liberi dobbiamo porre l’amore al centro dei nostri pensieri.

Chi vive per amare, sa sempre discernere qual è l’amore più grande da riversare sui suoi fratelli. Chi invece non vive per amare – e i farisei non vivevano per amare – mai potrà discernere ciò che è giusto. Non lo può perché gli manca il metro del vero discernimento che è solo l’amore. Tutta la Legge di Dio è data per amare di più e meglio, in perfetta giustizia, Dio e i fratelli. Il fine della Legge è l’amore e chi ama è capace di sapere sempre ciò che è giusto, perché giusto è solo l’amore.

Quando l’amore di Dio, versato dallo Spirito Santo nel nostro cuore, scompare da esso, è allora che l’uomo diviene incapace di discernimento. Gli manca il principio, il fondamento, la verità, la sostanza perché si possa discernere secondo verità e giustizia. Senza il vero discernimento, si fa della Legge del Signore uno strumento di tortura e non più di liberazione. La Legge che è data per liberare l’uomo da ogni schiavitù, viene usata dall’uomo senza l’amore di Dio nel suo cuore, in strumento per creare ogni schiavitù. La prima schiavitù è quella della falsità dell’amore. Non lo si dimentichi mai: Gesù è stato crocifisso per questa legge della falsità dell’amore. Per amore del popolo fu deciso che Gesù dovesse morire. Questo vale anche per il Vangelo, da via di vera libertà si fa strumento di grande schiavitù. La Madre di Dio ci liberi da questa falsa legge di amore.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.