Continua la polemica tra Gesù e i rappresentanti della religione del suo tempo. I farisei e gli scribi venuti dal tempio di Gerusalemme per una inchiesta su questo strano rabbi di Galilea. Strano perché lui e i suoi discepoli trasgredivano elementi essenziali della Legge. Non digiunavano, non rispettavano tutte le norme dello Shabbat e frequentavano gente impura.
Qui la polemica è sulle pratiche e sul concetto di puro e di impuro, uno dei pilastri del giudaismo (e di tutte le religioni antiche: si pensi all’induismo e alle sue caste). La separazione puro/impuro dello spazio, delle cose, delle persone è alla base della stessa idea di sacro e quindi di religione, una separazione attorno alla quale ruota l’intera società.
Una separazione totale, radicale, perfetta, cui fa da pendant il principio di interdipendenza: le cose-persone impure non possono essere toccate dai puri, ma sono a essi necessarie per procurarsi le merci e i servizi impuri di cui hanno bisogno: spazzare, cucinare, curare. Quindi legato a ogni sistema di purità c’è sempre una gerarchia tra uomini e donne, tra più e meno puri, bramini e fuori casta.
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Si divide il mondo in categorie, in superiori e inferiori, e i poveri sempre ai piedi della piramide, a sostenere tutti e tutto. Gesù reagisce alle norme di purità per molte ragioni, tutte importanti per comprenderlo. Innanzitutto nel suo Regno sono tutti puri, non ci sono impuri. Il lebbroso è tra i primi che guarisce e che diventa un evangelizzatore. […]
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