p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 11 Agosto 2021

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Mi pare che la correzione fraterna sia una grande opportunità e come tale siamo chiamati a viverla.

Credo, innanzitutto, che la correzione fraterna abbia una finalità: quella dell’unità. Quella cioè di ricomporre l’immagine di Dio in noi e in mezzo a noi. Quella del ricomporre le contese e ritrovarci riuniti nel suo nome, non nel nome delle mie ragioni, perché Lui possa essere in mezzo a noi.

L’unità è testimonianza essenziale per ogni dinamica di comunità, di chiesa, di realtà umana. Senza l’unità vi è la dispersione, senza l’unità si ha un regno diviso in se stesso, non può rimanere in piedi.

Se l’unità è lo scopo principale di ogni dinamica comunitaria, ogni rivalsa personale, ogni desiderio di confermare le mie ragioni, che poi normalmente sono contro qualcun altro, diventano motivo di divisione e di distruzione.

Credo sia importante ribadire la dimensione della comunità e la finalità della stessa perché, non dimentichiamocelo, “vi riconosceranno da come vi amerete”. Quello che contraddice questa affermazione del Signore è spazzatura: non ha ragione d’essere.

Solo in questa dimensione, solo in questo orientamento, ha senso la correzione fraterna.

La correzione fraterna non può cadere nel tranello del cercare la pagliuzza nell’occhio del fratello dimentichi della trave che alberga nel nostro occhio. La correzione fraterna non è una clava da usare contro gli altri. La correzione fraterna è innanzitutto ricerca della verità, ricerca del bene, ricerca di ciò che è bello e buono. La correzione fraterna o è orientata verso il bene dell’altro, non la squalifica dell’altro, o non è.

Alla base della correzione fraterna, in altre parole, non vi può essere né rabbia né rivalsa alcuna. La correzione fraterna o è per l’unità o correzione fraterna non è.

Altro elemento importante della correzione fraterna credo sia la non pretesa che l’altro cambi. Così come giace il vangelo di quest’oggi può dare adito a fraintendimenti che nascono dai tempi che diamo alla correzione fraterna.

Mi spiego. La correzione fraterna non può essere una questione meccanica e automatica. Vado dal fratello gli parlo; lui non cambia. Allora vado e mi porto dei testimoni, magari che siano in accordo con me e siano contrari al fratello, gli parlo. Se ancora non cambia allora lo dico a tutti, magari con fare da lavandaia, e di fronte al non cambiamento per me lui diventa pagano e pubblicano.

Oltre al motivo che muove il mio fare correzione fraterna, oltre alla finalità che deve essere l’unità, è importante non dimenticare la dimensione del tempo. La storia ci deve interessare. Nella storia la dimensione del tempo, più che quella dello spazio, risulta essere centrale. Dare tempo al fratello per convertirsi è dinamica cristiana e umana. Senza tempo, senza tempo di riflessione, senza tempo per maturare, in una decisione non vi può essere correzione fraterna.

La correzione fraterna non può ridursi a dire le cose perché così le cose cambiano avendo noi schiacciato il tasto giusto. La correzione chiede comprensione e tempo di crescita, tempo di maturazione, tempo di interiorizzazione. Senza questo, tutto rischia di essere una farsa per obbligare l’altro a cambiare e per togliere dai piedi un fastidio che può creare difficoltà di immagine alla comunità.

Da ultimo la correzione fraterna deve esprimere cura, quella cura che quell’uomo ha nel lasciare le 99 per andare in cerca della pecora smarrita. Senza tale cura non vi è ricerca vera; senza tale ricerca non vi può essere correzione fraterna vera e reale. In fondo la correzione fraterna deve essere totalmente scevra da ogni obbligo. L’obbligo serve di fronte a malattie gravi soprattutto psicologiche e sociali, non può essere strumento di crescita umana e cristiana. L’obbligo toglie la libertà e a volte questo togliere libertà è necessario di fronte a persone compromesse psicologicamente e socialmente, persone che non hanno più libertà interiore. Ma questo non lo si può chiamare correzione fraterna: questo si chiama sostegno psicologico, attenzione a chi è debole e fragile, cura di lebbra e risurrezione di morte. Tutto questo apre un’altra dimensione che non fa parte della correzione fraterna, ma della cura di chi è malato.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM