Commento al Vangelo del 18 settembre 2011 – don Mauro Pozzi

Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.

PRIMI E ULTIMI

Il padrone della vigna assolda i suoi operai non solo al mattino ma fino a un’ora prima che la giornata finisca. Per fortuna il paradiso non si conquista per anzianità di servizio. I primi a essere chiamati sono quelli che nascono in un contesto religioso e sono allevati nella fede, ma non ha meno importanza agli occhi del Padrone la conversione in extremis dei peccatori. Famosa è quella del ladrone sulla croce. È interessante notare che quando il condannato disse: ricordati di me quando sarai nel tuo regno, Gesù non gli rispose tra qualche anno di purgatorio, ma oggi sarai con me in paradiso. Molti dicono che così non è giusto, proprio come gli operai della prima ora, che è troppo comodo, uno fa quello che vuole per tutta la vita e poi all’ultimo momento si pente e se la cava. È però una considerazione non molto fondata, perché sottintende che comportarsi bene e osservare i comandamenti sia faticoso o poco divertente, e che, al contrario, fare una vita dissoluta, infischiandosene del prossimo, sia invece molto più interessante. La morale non è qualcosa che complica la vita, ma serve per vivere meglio. Noi sappiamo che tutta la legge si riassume nel comandamento dell’amore, ebbene chi ama genera gioia, pace e riconoscenza. Amare concentra l’attenzione sull’altro piuttosto che su se stessi e perciò toglie tante paure e preoccupazioni. È certamente meglio vivere così piuttosto che doversi sempre guardare le spalle perché c’è qualcuno che vuole fartela pagare per il male che gli hai fatto. Certo essere buoni non rende immuni dal male. Anche i santi hanno sofferto, come Gesù stesso d’altronde, ma di loro ce ne ricordiamo, mentre dei tanti malvagi che hanno vissuto nessuno ne sa più niente. Per cui è meglio lavorare una giornata intera nella vigna del Signore, piuttosto che restare in piazza ad annoiarsi e a preoccuparsi di non avere un salario da portare a casa. L’obiettivo del Padrone è quello di salvare tutti secondo una logica di misericordia, mentre noi uomini abbiamo una concezione differente della giustizia, che è rappresentata dalla bilancia: ad ogni trasgressione deve corrispondere una precisa pena. Per fortuna le vie del Signore sono diverse dalle nostre e il suo cuore è più grande del nostro. Se gli ultimi saranno i primi non significa che Dio è ingiusto, ma che i criteri di giudizio degli uomini non sono i suoi. Siamo noi che vogliamo giudicare chi è primo e chi è ultimo, in questo sta l’errore. Lasciamo fare a lui e preoccupiamoci della nostra salvezza piuttosto che tenere d’occhio gli altri.

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Mt 20, 1-16 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

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