Quelle parole che possono distruggere
Continua il racconto della crisi del rapporto tra Gesù e la sua comunità scatenata da una nuova rivelazione della sua persona, dopo il grande miracolo dei pani e dei pesci. Ricorrendo al simbolismo del pane, Gesù si presenta come «pane vivo disceso dal cielo», un pane che diversamente da quello fatto col frumento e della stessa manna, se mangiato dona la vita eterna. L’evangelista Giovanni, con il suo tipico vocabolario e la sua teologia, ci fa entrare nella morfologia di questa crisi.
Gesù fu conosciuto dai suoi discepoli poco alla volta. Alcuni degli apostoli lo avevano incontrato quando ancora si trovava tra i discepoli di Giovanni Battista, nel deserto. Poi lo avranno visto in molti battezzare nel Giordano, e avranno pensato che fosse uno dei tanti riformatori e predicatori di quel tempo di crisi sociale e di primavera religiosa in Palestina. Altri lo avranno conosciuto quando era con i suoi in Galilea, conoscevano i suoi genitori, la sua famiglia. A un certo punto Gesù chiede a tutta questa gente di lasciare quella prima conoscenza “nella carne” e iniziare una conoscenza nuova “nello spirito”. E qualcosa non funzionò: molti non accolsero questa nuova natura del Cristo.
Il Vangelo di oggi ci fa conoscere un fenomeno tipico di questi momenti di disvelamento della vera natura di un fondatore e della sua tipica crisi: le mormorazioni. Chi stava attorno a lui, quelli che lo guardavano da lontano ma anche alcuni di quelli più vicini, iniziano a chiacchierare. Nascono varie teorie e ipotesi sul rapporto tra il primo Gesù e il nuovo che si sta rivelando, e sorgono dubbi sulle domande fondamentali. […]
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