Il Vangelo ti fa bello!
Per Madaleine Ashton e Helen Sharp, due cinquantenni che temono l’invecchiamento, l’unico rimedio per fermare il tempo sul loro corpo è la costosissima pozione magica di una strega quasi ottantenne dall’aspetto di trentenne, Lisle Von Rhuman. Bere quel misterioso e antico intruglio le rende giovani e immortali e quindi eternamente felici.
Nella casa della strega si radunano tutti coloro che nei decenni passati hanno fermato il tempo in modo magico e sono costretti a nascondersi per non insospettire le persone. E così troviamo divi dello spettacolo del passato, uomini politici e ricconi, che si godono la loro eternità in una specie di gabbia solo apparentemente felice.
È la trama de “La morte di fa bella”, commedia nera cinematografica del 1992 di Robert Zemeckis, con protagonista Meryl Streep e altri famosi attori. La strega promette la vita eterna e per avere la pozione le nostre protagoniste sono disposte a tutto, e a qualsiasi costo. È in fondo quello che cercano, non avere cioè più problemi e un corpo perfetto senza dolore e decadimento.
Assomiglia molto a quello che le folle bramano quando vanno in cerca di Gesù, così come è descritto all’inizio del brano del Vangelo. Nel racconto dell’evangelista Giovanni, poco prima Gesù ha moltiplicato pani e pesci, sfamando una folla immensa, ma già fin dalla conclusione di quell’episodio emerge il continuo fraintendimento tra attese della gente e risposta di Gesù. Anche qui Gesù in modo solenne smaschera i veri motivi per cui viene cercato e perché tutti lo vorrebbero a capo della loro vita. Gesù viene cercato perché deve risolvere i problemi concreti e materiali della gente, sostituendosi alle loro fatiche e riempiendo così la loro pancia in modo gratuito. Chi lo sta cercando non è mosso da un vero desiderio di diventare discepolo ma per sottomettersi allo “stregone” che risolve tutto e senza fatica.
Gesù inizia qui, in questo dialogo con la gente e i discepoli, una catechesi che vuole far crescere nella fede, anzi la vuole purificare da una falsa fede e da false attese. Possiamo benissimo riconoscere nelle false attese e nelle incomprensioni degli uomini di allora anche le nostre false attese nei confronti di Dio e la nostra difficoltà a capirlo veramente.
Perché cerco Gesù nella mia vita? Cosa mi attendo da lui? Sono disposto davvero a seguire il suo insegnamento e quello che Lui mi propone? Non è che in fondo anche io ho una falsa idea di Lui, ridotto solo a dispensatore di “miracoli” da ottenere o ridotto a padrone a cui sottomettersi in attesa di un premio e una grazia? Gesù con il gesto della moltiplicazione dei pani e pesci non voleva mostrare la sua potenza miracolistica ma il miracolo che avviene ogni volta che condividiamo quel poco che abbiamo. Quello di Gesù era un segno che indica una strada possibile per tutti, anche a quel povero ragazzi con pochi pani e pesci. Gesù propone un legame con lui non di sottomissione, ma di imitazione che ci rende come lui, cioè capaci di dare come lui la vita.
Solo così la vita diventa eterna, non in durata ma in bellezza. La vita con Gesù diventa eterna non perché senza fine e senza decadimento, ma perché capace di generare vita a sua volta in chi ci sta accanto.
Il titolo del film di Zemeckis conteneva già fin da subito il messaggio morale della storia. È la morte che fa bella la persona quando la vita che sta prima, breve o lunga, in salute o malattia, è stata piena di generosità e amore per il prossimo. Le due protagonisti invece cercavano la bellezza nel possedere tutto per sé e pensando solo al proprio corpo.
Gesù non ci propone una formula magica che per diventare eterni e invincibili, ma ci propone il Vangelo, cioè la sua stessa vita come modello, e la sua vita, le sue parole e la sua presenza sono un “pane divino” che sfama la nostra vera fame, anche quando non la riconosciamo, che è quella che non riempie lo stomaco, ma il cuore.
Giovanni don
Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)