Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 22 Luglio 2021

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I brani delle apparizioni di Gesù Risorto sono un po’ difficili, è difficile commentare la Resurrezione. Ma proviamo a immedesimarci. Maria di Magdala piange. Piange per la morte di Gesù, perché “lo hanno portato via” e la fa disperare piangere su un sepolcro vuoto. Maria di Magdala siamo noi che piangiamo perché immersi in una realtà che ci fa soffrire, perché ci sentiamo privi di speranza.

Mentre Maria è appunto al sepolcro, in lacrime, appaiono due angeli. Il Vangelo dice che erano in “bianche vesti”, e possiamo pensare che a quel tempo, data l’assenza di strade asfaltate, fosse raro incontrare degli individui così candidi. Ma questa apparenza non basta a “insospettire” Maria, che tutta presa dal suo dolore ripete a questi sconosciuti, che le chiedono del suo pianto, quale è la realtà dei fatti. Poi vede un terzo individuo e ancora si confonde, lo scambia per qualcun altro, vuole trovare una soluzione pratica. Maria di Magdala siamo noi che, attaccati strenuamente alla realtà chiediamo tormentati cosa possiamo fare, con le nostre forze, per porre fine al nostro dolore.

Poi, la grazia. Gesù la chiama. Gesù ci chiama per nome. È il primato dell’ascolto sulla visione: essere chiamati per nome è sentirsi conosciuti e amati. E questo muove in noi la con-versione (“si voltò”). Immaginiamo gli occhi lucidi di Maria riempirsi di luce, il suo cuore riempirsi di gioia mentre riconosce il Maestro e ha un assaggio di Resurrezione. Nel volto del Rabbunì riconosce le sue promesse mantenute, una gioia possibile nella vita. Maria di Magdala siamo noi che, grazie all’incontro con il Maestro, possiamo uscire dal sepolcro della sofferenza e aderire alla nostra chiamata, che è portare agli altri la speranza del messaggio cristiano.

Per riflettere

“Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò”. Sostituiamo a quello di Maria di Magdala il nostro nome (e tutti i pronomi del caso) e trascriviamo questo frammento. Nel silenzio, facciamo risuonare questa parola.

Preghiera finale

Tardi ti ho amato,
bellezza così antica e così nuova,
tardi ti ho amato.
Tu eri dentro di me, e io fuori.
E là ti cercavo.
Deforme, mi gettavo
sulle belle forme delle tue creature.
Tu eri con me,
ma io non ero con te.
Mi hai chiamato,
e il tuo grido
ha squarciato la mia sordità.
(Sant’Agostino)


AUTORE: Consiglio Diocesano di Azione Cattolica di Pisa, Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi