Gesu’ “ usci’ di casa “.
Il seminatore “ usci’ a seminare “.
“ Esci dalla tua terra “ era cio’ che Dio aveva detto ad Abramo.
Uscire è, pertanto, il verbo che connota il cristianesimo.
Questa è la prima indicazione che ci dà il testo odierno.
Il cristianesimo non si vive nelle “ sacrestie “, non si vive “ chiusi “ nelle proprie devozioni ma si vive uscendo, andando, portando ovunque la Parola del Signore.
Proprio sull’esempio di Cristo, seminatore che i prudenti, i calcolatori, definirebbero un po’ avventato in quanto fa cadere molto seme anche sulla strada, sui rovi, sui sassi, luoghi ove è ovvio che non germoglierà o subito soffocherà.
Perchè questo spreco?
Non sarebbe stato meglio riservare il seme solo per i “ buoni “, per “ quelli che lo seguono “ ?
Ecco il grande peccato.
Tutti noi, soprattutto i più vicini alla Chiesa, pensiamo, in fondo in fondo, di essere solo “ terreno buono “, quello che dà frutto.
Certamente siamo anche quello ma, come tutti gli altri fratelli, ci sono in noi anche gli altri terreni, quello della strada, che respinge a priori la Parola, quello dei sassi, dei facili entusiasmi che si spengono poco dopo perché privi di radici, quello dei rovi, delle tante complicazioni che spesso ci creiamo da soli e da cui ci lasciamo soffocare.
Per questo Cristo semina ovunque.
Perche’ in ogni essere umano coesistono tutti questi terreni.
Il Signore, folle di amore per noi, continua pertanto a donarci il suo seme, anche quando lo sprechiamo, sempre fiducioso che, a furia di riceverne, “ induriremo meno il nostro cuore “ e gli consentiremo di farlo germogliare.
Prova oggi a pensare a quali sono gli “ ostacoli del tuo cuore “, quelli che ti impediscono di far fruttificare la Parola che Cristo, generosamente, continua a donarti.
Buona giornata e buona riflessione a tutti.
A cura di Fabrizio Morello
Foto: mia.