Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 26 Giugno 2021

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Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie.

Leggi il brano del Vangelo di † Mt 8, 5-17

Gesù ha appena compiuto tre miracoli. Ha purificato un lebbroso. Ha dato la guarigione al servo del centurione. Ha liberato dalla febbre la suocera di Pietro. Dopo questi tre grandi segni e altri ancora lo Spirito Santo rivela attraverso l’Evangelista Matteo che Gesù è il Servo del Signore. Si compie in Lui la profezia di Isaia: “Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente. Come molti si stupirono di lui – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,  così si meraviglieranno di lui molte nazioni; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito.

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Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti (Is 52,13-53,6).

Una verità va subito messa in luce. Tra la profezia e il suo compimento vi è una così grande distanza che supera quella esistente tra il cielo e la terra, tra l’oriente e l’occidente. Chi ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie, non è un puro e semplice servo. Neanche è un potente, grande uomo. Anche se fosse il più grande uomo di questo mondo, sarebbe sempre e solo un uomo. Chi ha fatto sue le nostre sofferenze, chi si carica sulla spalle i nostri dolori, chi prende su di sé i nostri peccati, è il Figlio Unigenito del Padre fattosi carne, divenuto vero uomo. Dio si fa uomo per poter prendere su di sé ogni nostra croce e trasformarla per noi in vita eterna, in salvezza, in redenzione, in mistero di grandissima luce. Nessun uomo potrà trasformare la morte in vita e la croce in luce. Questo prodigio di salvezza lo può compiere solo il Dio incarnato. Non Dio da solo, perché Dio non può salire sulla croce. Lui è purissimo spirito. Non l’uomo da solo. Lui è solo carne e per di più carne che ha bisogno di purificazione, redenzione, salvezza, vita, luce, verità. Il Figlio di Dio si fa vero uomo, assume una carne purissima nel seno santissimo della Madre sua, prende  su di sé sofferenze, dolori, peccati, colpe, pene dell’umanità e attraverso il sacrificio del suo corpo compie l’espiazione. Tanto grande è l’amore di Dio per noi.

LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 8,5-17

Entrato in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito. Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie.

Riflettiamo. Il centurione, figura del mondo, oggi si presenta a Gesù con una altissima professione di fede. Lui sa che attraverso una sola parola Gesù può governare l’intero universo. È sufficiente che Lui comandi alla febbre e questa subito lascerà il suo servo. Chi crede questo di Gesù è il mondo. È il mondo che viene ed è il mondo che manifesta la sua fede, allo stesso modo che un altro centurione, Cornelio, manda a chiamare Pietro perché gli annunci una parola di verità su Cristo Signore. È il mondo, povero, anzi poverissimo di luce, verità, vita eterna, giustizia, santità, che viene e bussa al cuore di Cristo Signore. È lo Spirito Santo che spinge il mondo perché si accosti alla purissima sorgente della luce e della verità.

Oggi noi – vergogna delle vergogne – cosa stiamo predicando? Cosa stiamo insegnando? Cosa diciamo, noi che siamo discepoli di Gesù, discepoli cioè della vita, della luce, della verità che si è fatta carne per la salvezza di ogni uomo attraverso la via dell’espiazione vicaria? Stiamo dicendo al mondo che non ha bisogno di Cristo Gesù. Gli stiamo dicendo che è cosa ottima che esso rimanga nelle sue tenebre, nella sua morte, nei suoi peccati, nel suo dolore, nelle sue croci senza speranza.

Qualcuno potrebbe obiettare: Ma noi agli uomini non stiamo dicendo queste cose. Noi stiamo dicendo loro che si possono salvare senza Cristo, anzi che sono salvi senza alcun bisogno né della fede in Cristo e né di sottoporsi al Battesimo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Stiamo dicendo loro che noi stessi abbiamo rinnegato, tradito, bandito Cristo dalla nostra mente e dal nostro cuore e stiamo bene. Stiamo dicendo loro che basta la fede nel Dio unico, senza alcuna specificazione di verità, dottrina, rivelazione o altro. Dire queste cose è condannare ogni uomo alle tenebre e alla morte. È rinchiuderlo nel carcere dei suoi peccati, del suo dolore, delle sue croci e togliere la chiave della vera speranza. Non c’è vera speranza senza Cristo Gesù, perché la vera speranza di salvezza è Lui, solo Lui.

Ora riflettiamo. Se Dio nel suo Consiglio e Decreto eterno ha creato l’uomo per Cristo e in vista di Cristo, se Cristo è il fine dell’uomo – non di questo o di quell’altro uomo – se noi togliamo Cristo all’uomo, priviamo l’uomo del suo fine. Ma privare l’uomo del suo fine è privarlo della sua verità di uomo e della sua vera realizzazione. Condanniamo l’uomo alla sua non realizzazione, al suo non compimento. Lo condanniamo alla futilità, alla vanità, al non senso. Lo condanniamo a conquistare vanità, ma non a conquistare se stesso lasciandosi conquistare da Cristo.

Essere di Cristo Gesù è la vocazione eterna dell’uomo. Cristo Gesù è il principio e il fondamento sul quale l’uomo dovrà edificare se stesso. Senza Cristo l’uomo, anche se edifica vanamente se stesso, si sgretola come una duna di sabbia nel deserto. Questo è l’uomo senza Cristo: un ammasso di granelli di peccato, sofferenza, dolore, croce, stoltezza, insipienza che prende sempre nuove forme, ma la sostanza rimane invariata. Senza Cristo l’uomo è sostanza senza alcuna consistenza di verità, luce, giustizia, amore. Ecco cosa fa il cristiano con la sua stolta e insipiente parola: condanna l’uomo alla non consistenza, alla vanità, alla stoltezza, all’insipienza, ad essere un ammasso di granelli di sabbia perennemente rimodulati dai venti del peccato e della falsità. Ma poiché oggi il cristiano non crede più né nel peccato e né nella falsità, tutto per lui scorre senza alcuno scrupolo di coscienza perché lui non ha coscienza. Predicando la vanità, anche noi siamo divenuti esseri vani. Madre di Dio, ottienici la grazia di una purissima fede in Cristo Gesù.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.