Il vangelo di oggi ci porta a un momento immediatamente dopo il discorso della montagna. Mentre scendeva dal monte, Gesù era seguito da una grande folla. «Ed ecco, si avvicinò un lebbroso» (v. 1). È noto che, a quei tempi, la lebbra era una malattia che costringeva ad allontanarsi dalla comunità e che, inoltre, era considerata un castigo divino (Lv 13, 14). Ma, nonostante gli impedimenti, quell’uomo riesce ad avvicinarsi a Gesù e chiede con tutta semplicità di essere guarito del suo male.
Oltre al rifiuto sociale, il lebbroso dovette superare anche la vergogna di mostrarsi debole e bisognoso di aiuto. Spesso, è proprio questo che costa di più quando si tratta di aprire la nostra anima a chi ci può aiutare. Abbiamo paura di essere rifiutati o incompresi e che, in conclusione, la ferità diventi più grave di prima. A volte, ci manca proprio la semplicità del lebbroso e preferiamo restare nel segreto delle nostre miserie e dei nostri peccati.
Il lebbroso del vangelo di oggi ci insegna come comportarci quando ci accorgiamo dei nostri limiti e delle nostre debolezze. Ci fa capire che la via più semplice è inginocchiarci davanti a Gesù, dirgli senza nascondere nulla qual è il nostro problema e chiedere, umilmente e con fiducia, l’aiuto di Dio, avendo un grande rispetto del mistero della libertà di Dio, che sa meglio di noi quello di cui abbiamo bisogno: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi» (v.2).
Questo atteggiamento, che dovremmo avere sempre nell’intimità della nostra preghiera, è lo stesso a cui siamo anche invitati ad avere nel sacramento della confessione, perchè quello è il momento in cui il Signore libera il nostro cuore da ogni sudiciume. Nel confessionale, abbiamo l’opportunità di imitare il lebbroso, inginocchiandoci, confessando i nostri peccati e aspettando con gioia le parole di Gesù: «Lo voglio: sii purificato!» (v. 3).
Fonte: La pagina Facebook di “Opus Dei Italia” | Sito Web con tutti i commenti al Vangelo
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