Il suo nome è Giovanni. E non poteva essere diversamente, quel verbo, scritto su una tavoletta è il riconoscere qualcosa che è già, che si è compiuto e si sta compiendo.
“Giovanni” in ebraico significa “il Dio fa grazia” o anche “dono di Dio”. I genitori anziani, che molto avevano atteso e molto avevano desiderato, riconoscono ciò che Dio ha fatto per loro. Da una parte Elisabetta, la sua capacità di ascoltare e percepire. È lei per prima che parla, che riconosce.
Dall’altra il padre Zaccaria, che alla presentazione del figlio alla comunità interrompe il silenzio in cui si era calato fin dall’annunciazione, un tempo sospeso, quello dell’attesa. Un tempo in cui custodire la promessa del Signore, forse anche intimoriti da tanta misericordia.
«Che sarà mai questo bambino?», che cosa sarà questa nuova vita, questo dono?
Lasciamo che la sorpresa e la meraviglia della grazia operino nelle nostre vite e siano feconde, anche nelle regioni deserte. Soprattutto nelle regioni deserte.
Francesca Carraro
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato