Commento al Vangelo del 20 Giugno 2021 – don Giovanni Berti (don Gioba)

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Sogni nella tempesta

Capita spesso di trovare gente che dorme nella Bibbia, e vengono talvolta raccontati i loro sogni. Se andiamo nel Nuovo Testamento si parla per esempio di Giuseppe, lo sposo di Maria e padre di Gesù, che nel Vangelo di Matteo ci viene quasi sempre presentato mentre dorme. E ne sonno riceve da Dio il senso di quello che succede e ciò che deve fare. Dormono anche le 10 vergini della parabola di Gesù, sempre nel Vangelo di Matteo, un dormire che è simbolo della stanchezza per uno sposo che tarda alle nozze. Dormiranno anche gli apostoli nell’orto degli ulivi mentre l’amico Gesù prega angosciato, e il loro dormire è segno davvero di una stanchezza fisica e morale a cui non sanno resistere, ed è probabilmente un sonno senza sogni ma solo per sfuggire all’incubo del presente. E dorme anche Gesù qui sulla barca, in questo racconto del Vangelo di Marco. Se non sbaglio è l’unica volta che ci viene raccontato Gesù nell’umanissimo atto di dormire come fanno tutti.

Ma è spontaneo chiedersi come fa Gesù a dormire mentre la barca rischia di affondare ed è agitata dalle onde?
Quando mia mamma vedeva un bambino dormire nella culla o nel passeggino spinto dai genitori si inteneriva e raccomandava fortissimamente di non svegliarlo e sospirava “beato lui…”. È straordinario vedere come i bambini quando hanno sonno riescono a dormire ovunque, basta che si sentano al sicuro.

Gesù dorme come un bambino nella barca mentre al contrario i suoi amici sono svegli e terrorizzati. Gesù dorme e sicuramente sogna, anche se non ci viene detto cosa. Si sente al sicuro anche in questa situazione da incubo e solo la paura degli apostoli lo sveglia e lo fa intervenire. Il grido degli apostoli “non ti importa che moriamo?” non lo lascia indifferente e lo ascolta. Anche se per loro Gesù sembra indifferente, lui non lo è. Ascolta e interviene…

Quel grido è molto simile al grido nostro di quando ci sentiamo in pericolo nella nostra felicità, nelle nostre sicurezze che pensiamo di perdere. Il grido degli apostoli è come quello di quel genitore che ha perso il lavoro e vede la “barca” della sua famiglia a rischio di affondare nelle onde dei problemi quotidiani. Quel grido che sveglia Gesù dal suo tranquillo dormire è lo stesso di chi è nella malattia e vede allontanarsi l’approdo alla riva della guarigione. È il grido di chi è stato abbandonato da chi amava e si vede perso in un mare di solitudine… Quel grido è anche quello dei popoli del mondo che sono nelle tempeste della guerra e gridano a Dio (in qualunque modo lo chiamino) “non ti importa che moriamo?”

Papa Francesco il 27 marzo del 2020, in Piazza San Pietro, nella grande preghiera durante la prima ondata della pandemia, prese proprio questo brano del Vangelo come base per il suo messaggio. Mi colpì quando all’inizio si soffermò ricordando che ci siamo tutti su quella barca sbattuta dalle onde della tempesta. Tutti noi nel mondo siamo lì e gridiamo a Dio che sembra addormentato. E Dio ascolta quel grido mondiale…

Ma Gesù non dorme per indifferenza, ma perché è in pace e si fida di Dio Padre. Nel suo sonno c’è un invito alla fiducia che non saremo mai perduti se stiamo insieme, se ascoltiamo il grido di aiuto l’uno dell’altro. Possiamo gridare e anche dormire nello stesso tempo, possiamo avere paura ma non essere sommersi, e continuare a coltivare i nostri sogni più belli e profondi, che sono gli stessi di Gesù e di Dio Padre.
Gesù dorme perché si fida e nel sonno coltiva il sogno di Dio per l’uomo. Gesù è potente contro ogni tempesta e niente può far affondare la barca dell’umanità, a patto che non smettiamo di ascoltarci davvero e coltiviamo i sogni gli uni degli altri.


Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)