Fonte e culmine
Abbiamo celebrato tutti i misteri della Nostra Redenzione e la Chiesa ci propone di celebrare come conclusione logica la festa dell’Eucarestia, che il Concilio Vaticano II definisce “Culmine e sorgente da cui sgorga tutta la forza della Chiesa”.
Il sacerdote, dopo aver pronunciato le parole dell’Eucarestia, esclama: “Mistero della fede”. La festa di oggi è l’occasione per addentrarci in questo mistero e, nel limite del possibile, capirne qualcosa.
Il centro della storia è il Calvario e il Sacrificio in cui Gesù ha offerto se stesso. Con la sua preghiera, “un grande grido e lacrime”, si è offerto a Dio ed è stato esaudito. La preghiera di Gesù e la risposta del Padre sono scolpite nell’eternità. Rimane il centro della storia. La sicurezza della storia e della vita di tutti.
Gesù, il giorno prima della sua morte, tenne la Cena durante la quale comunicò agli apostoli il modo per entrare nella sua passione e morte che avrebbe avuto luogo il giorno dopo, una volta sola, ma per tutti i tempi; in un luogo determinato, ma entrato nell’eternità divina. Il giorno dopo sotto la Croce c’era Maria, che ha partecipato in pieno alla morte del Figlio, diventando una cosa sola con Lui con la sua preghiera, la sua offerta e la sua passione. Non ha partecipato alla sua morte mangiando il pane e bevendo il vino, ma partecipando alla sua morte cruenta. Entra nella profondità dell’atto redentore nel momento stesso in cui si compie. Nessuno è stato così profondamente unito alla Redenzione di Cristo come Maria, che per questo è Corredentrice.
Dopo Maria vengono tutte le generazioni che si succedono, veniamo noi, e per noi Gesù istituisce la sua presenza sotto le apparenze del pane e del vino. Inventa, cioè, l’Eucarestia, la presenza del suo sacrificio che stava per essere consumato.
Ora il sacrificio è compiuto e Cristo è nella gloria, ma vuol salvare tutti con quest’unico sacrificio immerso e eternizzato nella gloria.
Ogni volta che un prete prende il pane e il vino e pronuncia le parole: “Questo è il mio Corpo … Questo è il mio Sangue”, ogni volta che questo rito sarà ripetuto, conterrà l’unico sacrificio cruento avvenuto in un momento storico preciso.
Questo sacrificio cruento del Cristo avvenuto in un momento e in un tempo determinato viene ad eternizzarsi, ad entrare nell’eternità e resta presente come sospeso al di sopra del tempo nell’eternità divina e diventa tutto intero presente nel momento stesso in cui sono pronunciate le parole della consacrazione. Queste parole non uccidono il Cristo, separando il suo corpo e il suo sangue, assolutamente! Ma manifestano che il suo corpo e il suo sangue sono stati separati e sono qui ripresentati come se i duemila anni fossero aboliti.
Al momento della consacrazione del pane e del vino separati ci troviamo nel sacrificio cruento di Cristo, senza il quale nessuno può essere salvato.
Ogni volta che si celebra una Messa la Chiesa viene avvolta dal sacrificio non cruento di Cristo che contiene il sacrificio cruento.
Spiego così ai bambini quanto avviene nella Messa: “Se al momento della consacrazione chiudete gli occhi, avete davanti ciò che la Madonna vedeva sul calvario”.
Sull’altare non si ripete la morte cruenta di Cristo, avvenuta una volta per tutte, ma il rito che rende presente tutto il sacrificio di Cristo.
La chiesa ci fa pregare: “Fa che l’effetto della nostra salvezza cresca con la frequenza del mistero. Fa che viviamo sempre della partecipazione dell’ Eucarestia”.
Ogni volta che si celebra l’Eucarestia si avvolge il mondo del sangue di Cristo che lo salva.
L’Eucarestia è tutto, la sorgente e il vertice di tutta l’attività della Chiesa.
E’ stato davvero un grave errore non celebrare l’Eucarestia pubblicamente durante la prova dello scorso anno e quello che è più grave è di aver voluto giustificare con la possibile sostituzione con la comunione spirituale o addirittura affermare che “non poter fare a meno dell’Eucarestia, non è segno di maturità nella fede”.
Con la festa del Corpus Domini la Chiesa afferma pubblicamente la sua fede nell’Eucarestia, “memoriale della morte e Resurrezione del Signore”, e la pietà cristiana vuole che in questo giorno si dica anche pubblicamente con il segno della processione qual è il segreto della Chiesa.