don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 4 Giugno 2021

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Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

Si nasce figlio dell’uomo per diventare Figlio di Dio

Insegnando nel tempio Gesù pone la questione della identità del Messia e del suo legame con il re Davide. Riprendendo il nome «figlio di Davide», con il quale Bartimeo lo aveva chiamato, sottolinea che esso è il titolo che aiuta a capire chi sia veramente il Cristo, il Messia atteso. Gli stessi scribi, profondi conoscitori e interpreti della Scrittura, avevano identificato il Cristo con il «figlio di Davide», ovvero il personaggio nel quale avrebbe trovato compimento la promessa che Dio aveva fatto al re di una discendenza, il cui regno non avrebbe visto la fine.  Tuttavia, nel Salmo 110, la cui composizione la tradizione attribuisce al re stesso, Davide parla del Cristo chiamandolo Signore, cioè Dio. Davide aveva profetizzato nel salmo che il Signore Dio sarebbe venuto a instaurare il suo regno con la potenza del suo Cristo. La storia d’Israele aveva dimostrato che tutti i regnanti, posti da Dio per guidare il suo popolo e che si erano allontanati da Lui disobbedendo alla sua parola, erano stati la causa di disastri. Pur presentandosi come inviati di Dio, avevano tradito la missione ricevuta da Lui con la consacrazione regale consegnando la nazione alla distruzione. Gesù conferma l’insegnamento degli scribi tuttavia, partendo dalla Scrittura, traccia un profilo del Messia che va oltre le aspettative politiche della gente che pensano al Cristo avendo in mente il modello dei governanti di questo mondo.

Le caratteristiche del Messia, il «Figlio di Davide», sono l’umiltà e l’obbedienza a Dio, peculiarità proprie del re, di cui Davide rappresenta l’esempio più alto. L’obbedienza consiste nell’ascoltare il comando di Dio e nel metterlo in pratica. Davide non è scelto come re per le sue capacità, ma per la sua piccolezza e l’umiltà del cuore. Ciò che fa di Gesù il Cristo e Signore non è l’autorità fondata sulla violenza, ma la gloria che riceve dal Padre quando offre sé stesso sulla croce. Gesù è il Cristo, «Figlio di Davide», e Signore perché non si contrappone alle altre autorità umane e neanche a Dio, ma, da vero uomo quale è, obbedendo al comando di Dio in qualità di Figlio del Padre, risponde al suo amore facendosi servo dei fratelli. 

Il cristiano è nel mondo un altro Cristo, Signore perché figlio di Dio e Servo in quanto fratello degli uomini. Egli non lotta contro qualcuno ma a favore di Dio e per la sua giustizia. Cristo Gesù non è venuto a spodestare i potenti dai troni, perché essi stessi decadono facendosi la guerra tra loro; in verità viene a rovesciare la scala dei valori mondani, che pone in cima il potere e il piacere egoistico e in fondo il sacrificio e l’amore al prossimo, per instaurare il regno del Padre che ha come regola fondamentale la misericordia e la giustizia.

Signore Gesù, Tu che salendo sulla croce e offrendo la tua vita per la nostra salvezza hai ricevuto dal Padre la corona regale, fammi partecipe della tua gloria e aprimi le porte del tuo Regno. Tu che hai compassione dei tuoi fratelli che sono nel dolore e ti prendi cura di noi tuoi discepoli imperfetti e duri di cuore, cambia il mio modo di pensare e orienta la mia speranza al fine di compiere la tua volontà e di contribuire a costruire una società più giusta e più equa. Smaschera le illusioni mondane che alimentano discordie, gelosie, contrapposizioni, e accendi in me il desiderio della comunione fraterna che ispiri scelte di servizio concreto.