Commento al Vangelo del 10 luglio 2011 – Paolo Curtaz

Quindicesima domenica durante l’anno

Is 55,10-11/ Rm 8,18-23/ Mt 13,1-23

Il seme della Parola

Nel cuore dell’estate parliamo della Parola.

Parola che riempie, che scuote, che converte, che rianima, che scrolla, che consola. Parola che penetra come una spada a doppio taglio fino nelle profondità di noi stessi, fino negli abissi dei cuori, per giudicare e illuminare, per svelarci il vero volto di Dio, per svelarci a noi stessi.

Parola che ascoltiamo tutte le domeniche, che ho fatto diventare mia luce e mio lavoro, che spezzo da questo pulpito di bytes a migliaia di curiosi e di discepoli.

Parola solennemente riconsegnata al popolo di Dio dopo il Concilio ma che, purtroppo, ancora resta sconosciuta ai più, anche ai credenti, anche ai cristiani.

Sconforta vedere così tante persone ignorare i vangeli e seguire la profezia dell’ultimo veggente di turno, rattrista ascoltare tante prediche che parlano di tutto, fuorché commentare la Parola solennemente proclamata, inquieta vedere la Chiesa citata per le sue impopolari posizioni etiche e non leggerla mai quando, fedele al mandato ricevuto dal Signore, proclama la Buona notizia.

All’inizio dell’estate la Parola riflette sulla Parola, per ricordarci che Dio non si stanca di noi, che l’efficacia delle sue parole non sono determinate dalla nostra capacità di ripeterle, ma di accoglierle.

Una Parola efficace

Isaia, il terzo Isaia, parla allo scoraggiato popolo di Israele profugo in Babilonia. Sono passati molti decenni dalle promesse di ritorno fatte dal profeta Ezechiele, nessuno pensa seriamente che si possa tornare a Gerusalemme, ormai.

La profezia, allora, si alza con fermezza: la pioggia e la neve fecondano la terra e tornano in cielo solo dopo avere compiuto la propria missione. Così sarà della Parola di Dio.

Certo: i tempi di Dio non sono i nostri, ma l’efficacia delle sue promesse è indiscutibile.

Isaia invita anche noi, esiliati dal Regno di Dio, a non scoraggiarci in questi tempi difficili, ma a perseverare nella lettura e nella meditazione quotidiana della Bibbia.

Forse la Parola che studiamo e ascoltiamo, che approfondiamo e preghiamo, al momento, non ci dice nulla. Ma, credetemi, l’ho sperimentato cento volte, una Parola accolta nel cuore torna alla mente quando meno ce lo aspettiamo.

È efficace la Parola di Dio, ma se non la conosciamo, se la ignoriamo, se la lasciamo accanto alle tante, troppe parole umane, non può fecondare il nostro cuore e portare frutto.

Il seminatore

La parabola del seminatore è una delle pochissime ad essere spiegata direttamente dal Signore. Che ne parla in un momento non semplice della sua missione, in cui davvero ha la triste impressione che le sue parole siano travisate o scordate. È una parabola dai tratti cupi, problematici, davvero sembra che l’efficacia della sua predicazione sia sconfitta dalle distrazioni, dalle preoccupazioni, dall’opera dell’avversario.

Ma la cosa che stupisce è che, nonostante questo, il padrone getti il seme con abbondanza.

Anche sulle pietre, anche fra i cespugli.

È la memoria della tecnica di semina dell’epoca in cui prima si gettava il seme e dopo si mischiava alla zolla con l’aratro. Ma quello che resta di questa immagine è l’ottimismo di Dio che continua a seminare la sua Parola in questo mondo che ci soffoca di parole, tante, troppe, che la relega a testimonianza di una religiosità arcaica e popolare, come se fossero parole inutili, che fanno sorridere per la loro disarmante ingenuità.

No, la Parola non è affatto ingenua e continua a illuminare, anche se cade sulla pietra.

Non ditelo a me! Quante volte ho visto crescere degli imponenti larici in cima ad un masso di granito, quante volte ho assistito allo spettacolo emozionante delle radici che letteralmente spaccano in due la pietra più compatta d’Europa!

Risultati

Ha ragione il Maestro quando dice che spesso la Parola è portata via dal nemico. Un esempio?

Quale vangelo abbiamo letto domenica scorsa?

Ci vuole ostinazione e costanza per ricordarci della Parola e qualche trucco da discepoli navigati (io tengo il vangelo del giorno sotto il cuscino!).

Ha ragione quando dice che, spesso, la Parola deve fare i conti con le preoccupazioni e le ansie della vita. Quante persone cadono dalle nuvole quando cerco di illuminare le loro scelte con le parole del Signore e mi rispondono, candidamente, che la vita è un’altra cosa!

Ma, grazie al cielo, la Parola porta anche frutto, e in abbondanza.

Porta frutto in chi, leggendo la parabola, si è riconosciuto nei terreni duri e sassosi.

Porta frutto chi, con sofferenza, deve ammettere che troppo spesso la Parola ascoltata è rubata o soffocata dalla vita.

Perché il suo dolore manifesta il desiderio di custodirla, quella Parola, di farla crescere.

E quel desiderio è il terreno giusto.

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