La Festa della Trinità è un giorno in cui possiamo riflettere su chi è Dio, non in cui cercare di capire come possono esserci tre persone in un unico Dio.
L’attenzione della Chiesa oggi è sull’esperienza, non sulla teologia.
In termini intellettuali, Dio rimane un mistero. Per le persone di fede, Dio non è conosciuto tramite la mente, ma con il cuore. Questo è ciò di cui ci parlano la spiritualità e la mistica: esplorare la nostra esperienza di Dio.
Attraverso la nostra liturgia pubblica, la preghiera privata e la contemplazione arriviamo a sperimentare – per “conoscere” e sentire nei nostri cuori – che Dio ci ama, ci accetta, ci perdona e ci invita costantemente ad entrare in un’esperienza sempre più profonda dell’amore.
Quando permettiamo al cuore di Dio di parlare al nostro con amore, iniziamo ad assorbire sempre più la vita di Dio nella nostra. Cominciamo a trasformarci. I nostri valori e i nostri atteggiamenti, i nostri modi di guardare il mondo e di essere nel mondo iniziano a cambiare.
Iniziamo a vedere con gli occhi di Dio e sentiamo con il cuore di Dio.
Ci appassioniamo delle cose di cui Dio è appassionato: parlare in modo veritiero, agire con giustizia e integrità, andare verso gli altri e soprattutto verso i vulnerabili, promuovere la pace e la comprensione, porre fine alla competizione e alla discriminazione, rispettare la vita.
Questo ci rende delle persone migliori e le nostre vite diventano una benedizione per l’altro e per il mondo.
Questo è ciò che significa vivere del grande dono di Dio per noi, lo Spirito di Gesù Cristo che Dio ha messo nei nostri cuori. Dio si incarna in noi e noi diventiamo amministratori della grazia e della vita di Dio.
Riflessione tratta dal sussidio dei Carmelitani di Australia e Timor-Leste
Mongolo1984, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons