“ Quando lo videro, si prostrarono. Essi, però, dubitarono “.
Siamo nell’ultimo capitolo del Vangelo di Matteo.
Gesu’ Risorto era apparso alle donne alle quali aveva detto di andare dai discepoli e di dir loro di “ recarsi in Galilea “, dove si sarebbe manifestato anche a loro.
I discepoli vanno, lo vedono, e si prostrano.
Sarebbe stato il finale perfetto.
Il “ prostrarsi “ sarebbe stato il mettersi in ginocchio dinanzi al compimento della promessa messianica: la Risurrezione.
Però…..non ando’ cosi’.
Essi “ dubitarono “.
ANCORA??????
Come sono vicini a noi questi discepoli.
Leggendo il versetto mi è venuto in mente un gesto che si fa spesso durante la Santa Messa.
Ci si prostra, ci si mette in ginocchio, specialmente durante la consacrazione del pane e del vino, nel momento in cui il sacerdote invoca la discesa dello Spirito Santo affinché essi diventino Corpo e Sangue di Cristo.
Stiamo in ginocchio in attesa di nutrirci del Corpo di Cristo.
Anche noi vediamo Gesu’ nell’Eucarestia, abbiamo il privilegio di nutrirci di lui.
Cio’ nonostante, anche se ci prostriamo dinanzi a Lui, lo riceviamo sacramentalmente, DUBITIAMO.
Dubitiamo che possa veramente essere la nostra Salvezza, equivocando questo ultimo concetto ed identificandolo con la soluzione dei problemi che affliggono la nostra quotidianità.
Dubitiamo che la preghiera abbia efficacia, travisando il significato di preghiera, che non è garanzia che si compia la nostra volontà ma abbandono fiducioso nelle braccia di chi ci ama follemente.
Dubitiamo sull’utilità del nostro impegno nell’evangelizzazione o all’interno delle comunità, facendoci avvolgere dal pensiero che tutto sia inutile, che non produca frutti negli altri.
Dubitiamo addirittura, a volte, che in quella particola che mangiamo ci sia veramente Gesu’.
I dubbi fanno parte della vita, appartengono alla nostra dimensione umana.
Ma la fede è affido, la fede è fiducia.
In cosa crediamo noi?
Crediamo nella testimonianza di alcuni uomini che ci dicono di averlo visto Risorto.
Non super-uomini, ma uomini comuni, uomini come noi e che, come noi, dubitarono anche vendendolo Risorto, Vivo e Vero, dinanzi a loro.
Quel dubbio iniziale si trasformo’ però poi in impegno zelante di evangelizzazione, portato avanti nella certezza di cio’ che avevano visto, che andava testimoniato per diffondere la buona notizia.
Che oggi, pertanto, i nostri dubbi lascino il posto alla fiducia.
Come?
Affidandoci alla Santissima Trinità.
Non si puo’ essere evangelizzatori senza una ferma fede nel nostro Dio trinitario.
Ce lo dice la pagina odierna in cui Cristo invita tutti i cristiani di ieri e di oggi ad “ andare e a fare discepoli in tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo “.
La fede cristiana non è tale se non professa la Santissima Trinità.
Una fede solo in Dio è incompleta in quanto non tiene conto dei meriti di Cristo e dell’amore dello Spirito Santo che lega Padre e Figlio.
Ugualmente dicasi di una fede solo in Cristo, perché rischia di trasformarsi in un’esaltazione dell’uomo Gesu’ senza alcun riconoscimento della sua divinità e dalla sua missione, che è quella di manifestare il volto del Padre.
Idem per una fede nel Padre e nel Figlio priva dello Spirito Santo, collante ineludibile dell’amore circolante e trinitario.
In nome della Ss. Trinità dobbiamo evangelizzare.
Ma che significa concretamente?
Cristo dice di insegnare agli altri ad “ osservare tutto ciò che vi ho comandato “.
In un altro passo ( Gv 15,14 ) si legge: “ Voi siete miei amici se farete cio’ che io vi comando “.
Da cio’ si ricava che evangelizzare è insegnare ad osservare i comandamenti di Cristo, primo tra tutti quello dell’amore, perché, in tal modo, si diventa amici di Gesu’.
Questo è il nostro compito, questa è la nostra missione: non dubitare, avere fiducia in Cristo, osservare i suoi comandamenti per divenire suoi amici e, poi, insegnare agli altri ad osservare i comandamenti in modo tale che anch’essi diventino amici di Cristo.
Saremo allora una vera comunità di amici, una vera famiglia cristiana, più stretta ancora di quella nascente dai nostri legami di sangue perché essa, la famiglia di fede, ha, come suo amico, Gesu’, che resta con lei ed in mezzo a lei “ tutti i giorni, fino alla fine del mondo “.
Buona Domenica e buona riflessione a tutti.
A cura di Fabrizio Morello
Foto: mia.