Non si sa come prenderlo questo vangelo. Da qualsiasi parte tu lo prenda ti inchioda alle tue responsabilità. Cerchi una via di fuga alla proposta di radicalità e ti senti dire di vendere tutto e darlo ai poveri. Ti senti afflitto per questa proposta che ti sembra tanto grande quanto irrealizzabile e senti subito risuonare “quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!”. Stupefatto per questa affermazione ti senti dire che “è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli”. Ti ritrovi sbigottito a pensare “e chi mai si può salvare?”; subito senti risuonare “impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio”.
È un vangelo radicale che non ci lascia scampo: o decidiamo di essere degli spostati secondo Dio, oppure decidiamo di essere degli spostati secondo il mondo. O decidiamo di essere integrati nella nostra società opulenta, che continua a rincorrere un benessere di crescita infinita che diventa sempre più malessere perché ormai il mercato è sfuggito di mano all’uomo; oppure decidiamo di essere alla sequela di Cristo e integrati nella sua visione del mondo dove la povertà, non la miseria, è un tratto essenziale del volto dell’uomo.
Noi siamo convinti che per valere dobbiamo avere sempre di più; siamo convinti di dovere crescere all’infinito; siamo schiavi di una concezione alla quale ormai siamo diventati incapaci di ribellarci perché non c’è via di scampo, come si fa a vivere diversamente. La schiavitù che ci portiamo dentro è quella del nostro cuore legato con catene al benessere che crea sempre più malessere in noi. Come facciamo a prendere sul serio la radicalità di questo vangelo? Non rimane anche a noi di andarcene afflitti perché abbiamo molte cose? Cose che non riusciamo a lasciare e delle quali non riusciamo a godere?
Il tanto ormai si accompagna al brutto, all’inquinamento, al latrocinio legalizzato nei confronti dei poveri. Ormai non esistono più gli stati. Se guardiamo bene sono tutti in mano a dei riccastri che sono più abituati a relazionarsi con le multinazionali piuttosto che col bene comune. A noi non rimane che la depressione reattiva di una invidia che ci spinge alla sequela di questi tali e delle teorie sul mercato e sulla crescita infinita fino al raggiungimento del vero scopo di tutto questo: la distruzione del creato, ultimo metro cubo di aria respirabile, ultimo litro di acqua non inquinata.
La via che Gesù ci indica è chiara: abbandona tutto, dallo ai poveri, segui me! Se seguiamo la via indicataci dal mondo, siamo condannati a diventare sempre più poveri dentro. Se seguiamo la via di Dio, siamo condannati all’emarginazione dal mondo, alla non visibilità, all’avere sempre meno.
Non possiamo più rimandare la nostra decisione. Oggi, qui ed ora noi dobbiamo decidere da che parte stare: con le nostre sicurezze, oppure con la sicurezza di Dio. Vogliamo sposarci con Dio o con le cose che il mondo ci offre?
Un brano di Gaber si intitola “Il mercato”. Molto bello e significativo, ad un certo punto dice: “Non c’è niente da fare. Oggi come oggi chi rifiuta la sua (del mercato) logica rischia di non mangiare; chi l’accetta con allegria subisce gravi danni alle sue facoltà mentali, cioè l’annientamento totale delle coscienze”.
La radicalità della proposta evangelica non è una cosa per bambini anche se ci chiede una capacità di imprudenza che è propria dei piccoli. Non una proposta difficile. La radicalità della proposta evangelica nasce da Cristo che è via, verità e vita. È questa la verità per l’uomo, è questa la via da seguire, è questa l’unica via vera per la vita. Tutti gli altri sono abbagli che schiavizzano e stop. Il loro scopo è sempre lo scopo degli idoli: sostituirsi a Dio per schiavizzare l’uomo.
L’invito di Gesù è un invito che fa al mondo perché il mondo si salvi; è un invito a noi cristiani perché non perdiamo il sapore, perché se il sale diventasse insipido con che cosa lo si potrebbe rendere salato? A nulla varrebbe se non ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Questa è la fine del cristiano senza sale.
Verrebbe da dire, di fronte alla nostra incapacità a vivere la radicalità del vangelo: “e chi mai si può salvare?”. Domanda sbigottita ma non banale perché fa scoppiare il grido di amore di Cristo: “Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio”.
Non siamo chiamati a colpevolizzarci, non siamo chiamati a dovere arrivare chissà dove. Siamo chiamati a metterci in cammino verso questa radicalità fino a che questa radicalità ci porti talmente presso Dio da fare scoppiare il nostro cuore di amore e trovare quella strada di vita che ci fa essere sale della terra e luce del mondo.
Lasciamo cadere nel nostro cuore questo germe di vangelo perché possa morire dentro il nostro cuore e portare frutto. Preghiamo perché il Signore ci indichi la strada e ci dia il coraggio di perseguirla divenendo lievito che fa fermentare tutta la pasta del mondo e aiuti lo stesso mondo a riscoprire un nuovo senso di vita, libero da ogni schiavitù del mondo.
Chiediamo al Signore che ci renda di nuovo capaci di donare la vita per qualcosa di grande e di valido.
AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM