Commento a Lettera ai Gàlati 4, 12-20

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Ancora una volta, e ora con toni forti e quasi drammatici, Paolo ricorda ai Galati che la loro strada di conversione è stata del tutto simile a quella percorsa da lui!

E dunque li esorta: “Siate come me – ve ne prego, fratelli – poiché anch’io sono stato come voi” (ver.12)!

Qui il ricordo del suo incontro con i Galati assume proporzioni e volto sublimi per una circostanza che ora l’Apostolo ricorda come singolarmente preziosa: Il primo annuncio del Vangelo che essi hanno ricevuto da lui, fu segnato da una sua malattia (ver.13)!

Sembra di cogliere che tale situazione non ha creato difficoltà nei Galati, ma al contrario!

Tale infermità i Galati l’hanno compresa e accolta come conferma e testimonianza della sua predicazione: “ … non l’avete disprezzata né respinta, ma mi avete accolto come un angelo di Dio, come Gesù Cristo”.

Io ricevo questa Parola dell’Apostolo come sigillo e suprema rivelazione della sua testimonianza: la debolezza del suo corpo confermava il suo annuncio del Cristo e della sua Pasqua di passione e risurrezione!

Ora tutto questo sembra scomparso! Grande è ora il contrasto tra la gioiosa loro accoglienza dell’Apostolo e il loro attuale atteggiamento che Paolo denuncia: “Sono diventato vostro nemico dicendovi la verità?” (ver.16).

Questo è in assoluta diversità con la profonda loro accoglienza nel passato: “Vi sareste cavati anche gli occhi per darli a me”! (ver.15).

Essi ora subiscono l’inganno di una finzione da parte di coloro che li vogliono sedurre: “Sono premurosi verso di voi, ma non onestamente; vogliono invece tagliarvi fuori, perché vi interessiate di loro!” (ver.17).

Tale non è certamente la relazione profonda e buona tra i Galati e Paolo, che ora egli ricorda come amore materno con il quale egli li ha generati e ora vuole rigenerarli: “… figli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finchè Cristo non sia formato in voi” (ver.19).

E Paolo conferma il suo stato d’animo di grande e perplessa sofferenza (ver.20). Tale travaglio non lo allontana da loro, ma al contrario accresce il suo desiderio di essere  loro vicino!

Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.

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A cura di don Giovanni Nicolini