Come premessa a questa nostra riflessione, possiamo asserire che la prima condizione per celebrare la Pentecoste è quella di lasciarci coinvolgere dal mistero di un movimento operato da Dio per immettere in questa povera storia umana una corrente benefica di salvezza, che ha come suo centrale personaggio il Salvatore, Gesù Cristo.
Ora, la dettagliata narrazione pentecostale dell’evangelista Giovanni è fissata sul rilevante episodio in cui lo Spirito Santo vien visto fluire quasi direttamente dalla croce di Gesù, allegoricamente raffigurato nell’acqua del Suo costato. Non per nulla, Gesù risorto, appena incontra i Suoi discepoli, «mostrò loro le mani e il costato».
Si potrebbe dire che quest’incontro si è svolto lungo due filari paralleli. Sul primo troviamo il gesto allegorico del verbo alitare, in quanto il soffio divino è la creazione dell’anima umana, è l’origine delle energie e della vita. Lo Spirito Santo è, pertanto, la potenza vivificante e santificante che Gesù risorto dona alla Sua Comunità cristiana, è il principio della nuova creatura umana che nasce dalla polvere del suo passato per diventare individuo destinato alla vita eterna.
Sul secondo filare, invece, troviamo il discorso che Gesù annuncia per svelare il senso di un altro gesto allegorico: «Come tu hai mandato me nel mondo, anch’io ho mandato loro nel mondo». Officia, così, la considerevole investitura degli apostoli per la loro nuova missione, e che viene considerata, a tutti gli effetti, una consacrazione, un alitare su di loro: «Ricevete lo Spirito Santo…», affidandoli, poi, un atto di rinascita spirituale, affinché si renda visibile l’amore di Dio: «A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi li riterrete, saranno ritenuti».
Senza dubbio, la Pentecoste rinnova una realtà storica a cui Dio, con il suo intervento, pone fine e segna l’inizio di un tempo e di un’umanità nuova che, accogliendo lo Spirito del Risorto, ritrova il codice dell’amore che è comprensibile in tutte le lingue, capace di riaccendere lo stupore delle genti di fronte a tanta confusione e rivedere le grandi opere di Dio.
Tra queste opere, vi è la grande e nascente Comunità cristiana, i pochi eletti e elette dal Maestro, vi sono tutti coloro che, ricevuto il dono della Grazia, camminano secondo lo Spirito Santo, rivivono Gesù, lo rendono contemporaneo e comprensibile da tutta la pluralità delle genti, perché portano a maturazione il frutto della Risurrezione: l’amore finalmente su misura del Padre, e non solo del bisogno egoistico, bensì dono libero e gratuito.
Ricevere, dunque, lo Spirito Santo è diventare testimoni fedeli, ovunque sia posta una creatura di questo mondo nuovo che, a partire da Gesù, svela il perché Dio abbia creato la persona a Sua immagine e somiglianza, l’abbia rincorsa per salvarla, ritorni ad ogni generazione a dare se stesso nel suo spirito, perché l’umanità abbia sempre la Salvezza.
Leggere la nostra cristianità senza la Pentecoste, senza la presenza dello Spirito Santo, equivale ad annullare la sua valenza nella storia, lasciando senza nome lo spirito della storia, lasciando un mondo senza cristiani, come se Gesù non fosse mai risorto. La realtà, invece, è un’altra, è leggere la Pentecoste alla luce di questa narrazione dell’apostolo Giovanni, confessando che l’alito, il soffio di vita di Dio è il soffio di Gesù, è lo Spirito Santo ed è il nostro soffio di cristiani: un soffio che scende su di noi e in noi, ininterrottamente, rinnovando e donando la remissione di tutti i nostri peccati.
È questa la vera lettura biblica nello Spirito: leggere, ascoltare, interpretare, comprendere, lodare, obbedire, lasciarsi convertire da Dio, osservare il comandamento dell’amore, prendersi cura del prossimo, e ancora e ancora…