Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 19 Maggio 2021

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Continua oggi la cd. “ preghiera sacerdotale “ che Gesu’ fa dopo l’Ultima Cena.

Ieri abbiamo letto la prima parte, oggi ci viene proposta la seconda e domani ci approcceremo alla terza.

Trattasi del “ testamento spirituale “ di Cristo, con il quale Gesu’ affida al Padre i suoi discepoli di allora e di oggi.

Unità e Pienezza.

Sono le due cose che il Figlio chiede al Padre.

Piu’ precisamente chiede l’Unità da cui deriva, poi, la “ pienezza della gioia “.

Cristo ci vuole UNITI.

Sa che, quando andrà via Lui, se i discepoli si disperderanno, il demonio, lo spirito del mondo, avrà vita facile.

Diavolo deriva dal verbo greco “ Diaballo “, che si significa disgregare, dividere.

E’ il suo “ mestiere “!!!!

Proprio per questo l’unità, che deriva dal verbo greco “ Simballo “, che significa mettere insieme, unire, è importantissima.

Senza di essa le comunità cristiane e, quindi, piu’ in generale, la Chiesa, non puo’ proseguire la sua missione e finisce per cedere al principe del mondo.

Questo invito all’unità deve risuonare ancora più forte oggi, in una società “ scristianizzata “, in cui sembra che ormai il diavolo abbia vinto, abbia sedotto la quasi totalità degli uomini.

Solo l’unità dei cristiani puo’ consentire loro di restare “ fiamma accesa “ nella notte, di restare baluardo contro la vittoria del peccato.

Il mondo odia i cristiani.

Mettiamocelo in testa.

Solo uniti possiamo resistere e portare avanti la nostra opera di evangelizzazione, quella a cui siamo chiamati.

Gesu’ chiede quindi al Padre di “ custodire dal maligno “ tutti quegli uomini coraggiosi che, non facendosi vincere dal mondo, sono perseveranti nella loro missione evangelizzatrice che ha, come scopo, quella di “ consacrare nella Verità “ i nostri fratelli.

Per comprendere cosa significhi questa espressione riporto, a conclusione di questa breve riflessione, uno stralcio dell’omelia pronunciata da papa Benedetto XVI della messa crismale del 09/04/09: “ Consacrare qualcosa o qualcuno significa quindi dare la cosa o la persona in proprietà a Dio, toglierla dall’ambito di ciò che è nostro e immetterla nell’atmosfera sua, così che non appartenga più alle cose nostre, ma sia totalmente di Dio. Un tale privarsi di una cosa per consegnarla a Dio, lo chiamiamo poi anche sacrificio: questo non sarà più proprietà mia, ma proprietà di Lui “.

Buona giornata e buona riflessione a tutti.


A cura di Fabrizio Morello

Foto: mia.