lasse terza di una scuola media di periferia. Il ragazzo interrogato non ha evidentemente studiato; un compagno alza la mano, ma sbaglia e non azzecca neppure il congiuntivo.
Dico: “Se non sapessi per certo che avete studiato a lungo i verbi con il professor Bianchi, non ci crederei!”. Dal fondo della classe: “Bianchi, ve lo ricordate? L’abbiamo fatto impazzire e dopo un anno è scappato!”. Un altro: “Già è vero, l’abbiamo fatto sclerare e se n’è andato”. Il professor Bianchi in realtà so che ha solo cercato una situazione più semplice, dei ragazzi che studiano di più e meno burocrazia․ Però penso: “Io non voglio scappare”.
Con questi ragazzi trovo il senso di rimanere, ma a loro cosa resterà? Forse, proprio che non sono scappata, che “la prof è onesta”, “la prof ama la verità”, “la prof c’è quando abbiamo bisogno”. Queste sono frasi che quegli stessi ragazzi hanno detto in altri momenti․․․ [tratto dal racconto di una consorella]
Allora forse essere testimoni del Risorto, dello Spirito che abita in noi, non vuole dire fare cose straordinarie, ma rimanere là dove altri sono scappati, accogliere coloro che sono rifiutati, aiutare a rialzarsi coloro che sono scartati. Vuol dire rimanere fedeli a ciò che il Signore ci ha insegnato e mostrato, lì dove siamo, giorno dopo giorno, anche se molti intorno a noi dicono il contrario.
Valentina Dovico s.a.
Rete Loyola (Bologna)
Continua a leggere gli altri approfondimenti del giorno sul sito
Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato