Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 9 Maggio 2021

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In questa VIª Domenica di Pasqua la Chiesa… “ insiste “ e propone un altro brano che ha, come sua parola chiave, il verbo “ RIMANERE “.

Chi, anche nella ferialità, ama “ nutrirsi “ della Parola, sa che la riflessione sul “ rimanere “, iniziata Domenica scorsa, ci ha guidato per tutta la settimana, tanto è vero che il testo odierno è stato letto, in “ due puntate “, Giovedi’ 06 Maggio e Venerdi’ 07 Maggio.

Vediamo quindi di seguire tutto il “ percorso “.

Nel farlo mi farò’ guidare dalle meditazioni proposte Giovedi’ e Venerdi’, scusandomi con chi le ha già lette.

Domenica scorsa abbiamo capito l’importanza del “ Rimanere in Cristo “.

Abbiamo visto che cio’ è vitale in quanto “ senza di Lui non possiamo fare nulla “.

Oggi comprendiamo, in primo luogo, cosa significhi esattamente “ Rimanere in Lui “.

Rimanere in Dio, rimanere in Cristo, significa “ rimanere nel suo amore “.

E’ bellissimo.

Il testo ci sta dicendo che il nostro Signore vuole un rapporto di amore con noi, un rapporto intimo, a tu per tu.

Un rapporto di amore produce gioia, pace, felicità ma….quello con Gesu’ le eleva all’ennesima potenza, tanto è vero che Cristo ci dice: “ vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia piena e la mia gioia sia in voi “.

Cristo è gioioso e vuole che lo siamo anche noi.

Bellissimo.

Come si fa?

OSSERVATE I MIEI COMANDAMENTI

Ecco, lo sapevamo, doveva per forza esserci “ il trucco “.

Se vogliamo prendere parte alla gioia di Cristo dobbiamo ubbidire a delle leggi, dobbiamo fare “ quello che dice lui “ senza fiatare.

Ma cio’ toglie spazio alla nostra libertà.

Non è giusto.

Non è bello.

Queste sono le obiezioni che si sollevano quando si sente la parola “ comandamenti “.

Il nostro orgoglio arriva all’ennesima potenza e pensiamo che “ nessuno ci deve comandare “,                   “ nessuno ci deve dire che dobbiamo fare “, che siamo consapevoli e maturi per assumere, in piena libertà, le nostre determinazioni.

Abbiamo bisogno di un grande bagno di umiltà.

Cristo non ci chiede di fare una cosa che Lui non fa, non ci chiede di ubbidire a Lui, non ci chiede di essere suoi “ sudditi “, ma di imitarlo.

E’ il primo ad osservare i comandamenti.

Non si limita a dirci “ osservate i comandamenti “ ma ci dice: “ se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore “.

Cristo ha “ sperimentato l’Obbedienza “ e ci dice che essa è lo strumento per “ rimanere  nell’amore “.

Osservare i comandamenti significa allora fidarsi di chi ci ha dato la vita, di chi ha creato il mondo e sa meglio di tutti come funzioniamo e di cosa abbiamo veramente bisogno.

Per questo dobbiamo fare come Cristo, dobbiamo gettar via la nostra presunzione ed affidarci, con umiltà, a quei consigli, a quei suggerimenti che ci consentono di vivere, in pienezza, la nostra umanità e che, allo stesso tempo, ci conducono all’eternità.

Osservare i comandamenti, dicevamo, consente di “ rimanere nell’amore di Dio “.

Ma…quali comandamenti dobbiamo osservare?

Ovviamente TUTTI.

Ma…ce ne è uno in particolare?

SI.

Quello che consente, con semplicità, senza percepirlo come un peso, di osservare tutti gli altri.

“  Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi “.

Il comandamento di Cristo ( “ Questo è il mio comandamento “ ) è, quindi, l’AMORE, o, meglio, l’IMITAZIONE DEL SUO AMORE.

Siamo chiamati ad amarci “ come Lui ci ha amato “.

E come ci ha amato?

In pienezza assoluta, non esitando a dare la sua vita per la nostra Salvezza.

Proprio per questo dice che “ nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici “.

DARE LA VITA

Stiamo attenti.

Non è un’ “ istigazione al suicidio!!!

Dio ama la vita e mai vorrebbe che ce la togliessimo, che facessimo un atto contro di essa.

Dare la vita significa aprirsi, spendersi, combattere, mettere a disposizione i doni ricevuti.

Significa, in altre parole, non concentrarsi solo su sè stessi ma “ dare “, anche se questo fa male, anche se questo porta a lasciar andare una parte di noi.

Questo è “ amare come Cristo ci ha amati “.

Concludo riportando uno stralcio tratto dal bellissimo libro “ Un tempo per Dio “, la cui lettura consiglio vivamente a tutti, del grande presbitero e scrittore francese Michel Quoist, che, in maniera illuminante, cosi’ spiega cosa significhi “ amare come Cristo ci ha amati “.

Dice l’autore citato: “ Accettare di essere cristiano, cioè discepolo di Gesu’ Cristo, significa, tra l’altro, accettare di prendere il posto di Gesu’ e di tentare, CON LUI e IN LUI, di rendere visibile, sensibile, per i nostri fratelli, qualche cosa dell’amore infinito di Dio per gli uomini. Amare, per un cristiano, significa, dunque, entrare liberamente in questa grande corrente di vita donata, di cuore donato e anche di corpo donato, che parte da Dio amore per ritornare a Lui in Gesu’ Cristo “.

Buona Domenica e buona riflessione a tutti.


A cura di Fabrizio Morello

Foto: mia.