In questa Vª Domenica del tempo di Pasqua la liturgia propone “ il mio brano per eccellenza “, in quanto lo scelsi per il giorno del mio matrimonio.
Spesso mi capita di rileggerlo perché lo porto sempre con me: il suo testo si trova nelle pagine della mia agenda!!!
Due sono, principalmente, le frasi che sento mie e la cui bellezza ed importanza nella vita di ciascuno vorrei riuscire a spiegare in queste poche righe.
RIMANETE IN ME ED IO IN VOI
Il verbo “ rimanere “ è, a mio parere, il verbo del cristiano.
E’ un verbo desueto, non attuale, non “ di tendenza “.
Nella cd. “ società liquida “, espressione tanto cara al filosofo Bauman, restare saldi nelle situazioni, dedicare loro tempo, cura, pazienza, è inconcepibile.
Si vive il “ qui ed ora “.
Tutto è modificabile con velocità, tutto deve cambiare rapidamente, qualcuno ci dice pure, e vorrebbe insegnarlo nelle scuole, che si puo’ decidere se essere maschi o femmine in relazione a come “ ci sentiamo “ in una giornata.
Sentivo, su quest’ultimo tema, qualche giorno fa, una interessante trasmissione su Radio Maria in cui si parlava di una scuola svedese in cui non si scrivono più, per intero, le parole alunno o alunna, maestro o maestra, ma alunn*, maestr* in quanto ognuno puo’, leggendo la parola, sostituire all’asterisco la vocale “ o “ od “ a “ in relazione a come “ si sente “ quel giorno!!!
Cambiare è moderno.
Rimanere è desueto.
Figuriamoci Rimanere in Cristo.
Cristo è relegato, se va bene, alla partecipazione ad una messa domenicale.
Piu’ spesso ancora è completamente escluso dalla nostra quotidianità.
Come si puo’ “ rimanere “ in qualcosa che si percepisce come lontano, come assente, come inutile?
Eppure “ rimanere “ è il verbo più importante della vita, è l’unico che ti consente di avere una “ relazione profonda “ con qualcuno, è l’unico che ti permette di “ confrontarti con onestà “ con gli altri.
Certo è un verbo forte, è un verbo che implica il rispetto di una scelta fatta, è un verbo che ti spinge a lottare, a seminare e ad innaffiare ogni giorno con la possibilità anche che tutto vada sprecato.
Ma è un rischio che va corso perché non correrlo significa trovarsi senza riferimenti.
E’ la stessa cosa con Cristo.
La cultura dominante lo ha escluso dalla quotidianità perché non serve, non è utile.
La domanda allora è: ci hai mai provato ad avere una relazione con lui prima di dire che “ non ti serve “?
Forse no perché è difficile, e, all’inizio, probabilmente, ti annoierai.
Ma se persisti, se resti fedele a Lui, se RIMANI, ti posso garantire, per esperienza personale, che troverai la miglior relazione che tu abbia mai avuto, riuscirai ad acquisire quella familiarità con la sua Parola che ti consentirà di capire che sta parlando proprio a te e che ti sta indicando piste di libertà, piste di felicità sulle quali orientare la tua vita.
Vedrai che diverrai come un fidanzato con la sua fidanzata: il tuo desiderio primario sarà quello di stare con LUI.
Perchè?
Perchè ti accorgerai di una grande verità di fondo:
SENZA DI ME NON POTETE FARE NULLA
Capirai che niente è merito tuo, che la tua convinzione di “ esserti fatto/a da solo/a “ piu’ che una convinzione è un’illusione, in quanto è Lui che ti ha dato la vita e, per tale motivo, è Lui e solo Lui quello che, con la sua Parola, può dirti come essere felice, puo’ dirti come realizzare pienamente l’unicità che c’è in te.
Per vivere devo rimanere attaccato a cio’ che mi da vita; ho bisogno di Cristo cosi’ come il tralcio ha bisogno della vite.
Se comprendo cio’ vedrò di buon occhio anche le “ potature “ che Cristo apporta alla mia vita.
Le potature sono dolorose, rappresentano il lasciar andare nostre radicate convinzioni, nostre certezze, nostre rigidità; fanno male, fanno soffrire, fanno morire una parte di noi stessi, ma sono necessarie affinché vi sia spazio per far fiorire la nostra vera essenza, per produrre più “ frutto “, che, senza quei tagli, sarebbe soffocato dai rami.
E se, sfrondati dai rami secchi, porteremo molto frutto, diverremo, come dice il testo, “ discepoli di Gesu’ “, cioè persone pronte a diffondere la bellezza del suo messaggio e a spiegare ad altri perché si sentono tristi, agitati, inquieti: “ perché pensano di poter fare tutto da soli senza comprendere che SENZA CRISTO NON POSSONO FARE NULLA “.
Viviamo quindi in Cristo, restiamo in lui, divoriamo, quotidianamente, la sua Parola, creiamoci spazi intimi di preghiera, esplodiamo di gioia nel partecipare, ogni giorno, alla messa, e nell’accostarci all’Eucarestia.
Resteremo cosi’ sempre in lui e le nostre vite saranno fruttuose.
Buona Domenica e buona riflessione a tutti.
A cura di Fabrizio Morello
Foto: mia.