p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 28 Aprile 2021

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È bene cogliere, al centro del vangelo, la dinamica della incredulità, dinamica che abita la nostra vita. Incredulità che emerge in consonanza o dissonanza, secondo i momenti, con la libertà: cosa inedita, capace di stupire più di ogni possibilità.

Ciò che Giovanni ci mostra sempre è la valutazione della vita in termini di fede o di incredulità da parte di noi che vediamo. Il dramma che emerge, nel vangelo di Giovanni, è il continuo incontro scontro tra la luce e la tenebra, tra la vita e la morte, tra la fede e l’incredulità. È la Parola che è luce, una luce che fa essere e vedere ciò che esiste e che va conservata nel cuore perché diventi fede e vita.

Credere, così come lo vediamo dalla Parola, è un atto di intelligenza che coglie ciò che i semplici segni della vita significano.

Per questo siamo chiamati a capire in modo più vero la dinamica della incredulità. Incredulità che noi manifestiamo di fronte all’opera di Dio, perché troppo sublime per essere compresa. Ne consegue che la luce diventa cosa eccessiva per il nostro occhio debole. Per questo l’uomo non è che non voglia ciò che è bene, ma non riesce a credere perché accecato da quella normalità che normalmente è abbassamento di ogni bellezza dell’umanità. Per questo l’uomo, continuamente alla ricerca della gloria che viene dagli uomini, non conosce quella bella e vera che viene da Dio.

Non possiamo cedere alla tentazione di non credere che siamo fatti per la luce della verità, vale a dire che siamo fatti per vivere dell’amore che Dio è per noi.

Una verità che non si impone, un amore che va semplicemente accettato da chi lo conosce, necessariamente rifiutato da chi lo ignora. Chi ignora l’amore del Padre, non può riconoscere il Figlio. Questo ci porta a non riconoscere noi stessi come figli e a non riconoscere gli altri come fratelli.

Forse è tempo di accorgerci dell’incredibile, vale a dire che l’incredulità è la vera causa della croce. È sulla croce che Dio rivela il suo amore, amore incredibile, unico antidoto all’incredulità. Cogliere questa dinamica ci porta a comprendere che il non credere produce il motivo ultimo per credere: la croce!

Questa è astuzia di Dio, che volge tutto al bene, anche la croce, anche il nostro male. Avviene che Lui si rivela, come il Signore che dirige la storia verso il bene desiderato, dalla croce!

Perché siamo invitati a credere in Gesù? Per avere la vita!

Credere nel Figlio è la decisione che salva l’umanità dell’uomo semplicemente perché lo rende ciò che è: figlio di Dio! Quel Dio che ha fatto di tutto perché potessimo cogliere la chiamata ad essere condotti a credere nel suo amore, facendoci conoscere la verità che ci fa liberi. Credere nel Figlio è vedere la luce della verità nostra e di Dio: conoscerlo come Padre, noi come suoi figli e gli altri come fratelli. Il credere è legato alla luce perché fa conoscere la realtà.

Il problema della fede si pone davanti al mistero della croce chiedendo che tale fede sia semplicemente l’accettazione di un Dio crocifisso. Ciò che è debolezza e stupidità per gli uomini, rivela la gloria di quel Dio che nessuno ha mai visto e che, allo stesso tempo, il Figlio ha rivelato.

La diffidenza che noi incontriamo è il peccato, vecchio come la menzogna che ci allontana da Dio, come già avvenuto. È l’incredulità che sarà la causa della croce. Croce di dono e di amore che non condanna ma salva!


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM