Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 25 Aprile 2021

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Nel testo proposto in questa IV Domenica di Pasqua Gesu’, in modo sempre chiaro e netto, ci descrive gli elementi connotanti “ il buon pastore “ ed il “ mercenario “.

Il tutto per poi invitarci, in consapevolezza, a farci, per poi rispondere ad essa in piena libertà, una domanda  importante: “ a chi affido la mia vita?

Al Pastore o al Mercenario?

PASTORE

Gesu’ si paragona a questa figura, molto popolare ai suoi tempi in cui tanti svolgevano questa attività.

Il “ pastore “ non aveva una grande considerazione nella scala sociale, era disprezzato perché stava tutto il giorno con le pecore, era quasi considerato un “ animale “ anche lui!!!

Ma Gesu’..lo riabilita.

Non dimentichiamo mai che gli angeli fecero l’annuncio della nascita di Cristo non a potenti sacerdoti o ai farisei ma a dei pastori “ che passavano la notte a fare la guardia al loro gregge “. ( Lc 2, 8-11 ).

Il pastore è quindi legato ai suoi animali.

Non li lascia neppure la notte.

Per questo Cristo si identifica con lui, per questo si definisce pastore.

Come i pastori, infatti, non abbandonano, per difenderle, le loro pecore durante la notte, cosi’ Gesu’, il “ buon pastore “, non abbandona mai le sue pecore, che siamo noi.

Questa è Parola di Dio.

Questo ci dice il Signore, che lui NON CI ABBANDONA MAI.

Se siamo quindi cristiani e crediamo nella sua Parola, dobbiamo credere, dobbiamo essere certi che “ non ci abbandona mai “, anche nei momenti bui, anche quando ci troviamo nelle più grandi tempeste della vita, anche quando la notte sembra prevalere.

MAI

Se ce lo ha detto Lui è vero!!!

E’ fondamento della nostra fede, è certezza di vita.

Il buon pastore “ dà la vita per le sue pecore “.

Tre volte, nel testo, viene ripetuta questa frase.

Perchè?

Per farci prendere atto di quello che Cristo ha fatto per me, per te, per noi.

Ha dato la sua vita, morendo in croce, affinché il mio peccato, il tuo peccato, il nostro peccato fosse redento.

Lui ha donato la sua vita per noi, per poi “ riprenderla di nuovo “, cioè per Risorgere e darci la prova che se si sceglie lui, se si resta con lui, anche noi supereremo le nostre notti, anche noi                     “ riprenderemo di nuovo “ la nostra vita, anche noi saremo destinati all’eternità.

Con il suo gesto ci ha voluto far capire qual è il senso di una vita vissuta veramente e non sprecata: amare, amare sempre, amare alla follia, come ha fatto Lui che si è fatto uccidere “ per te “, per consentire “ proprio a te “ di Salvarti.

Questo amore ti fa “ rinascere “, “ risorgere “ perché, se dai la vita non la perdi ma, come dice Gesu’, la “ riprendi di nuovo “, essa diventa ancora più piena e puoi ridonarla, in un circolo d’amore che ti consente di vivere l’eternità ( “ nessuno te la toglie “ ) sin da oggi .

MERCENARIO

Il mercenario “ non è pastore “, “ le pecore non gli appartengono “, “ vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché non gli importa delle                  pecore “.

Credo che non ci sia niente da aggiungere.

Il Vangelo tratteggia perfettamente la figura del “ mercenario “.

La sua caratteristica principale è “ l’abbandono delle pecore “ perché “ non gli importa di loro “.

E’ il diavolo, il tentatore.

Mi fa credere che cio’ che propone è bello, è piacevole.

Quando poi arriva la “ notte “, la “ difficoltà “, e lo cerco, lui non c’è più, è già andato via perché il suo lavoro lo ha già compiuto: portarmi alla dannazione!!!

Mi ritrovo solo, nel baratro, abbandonato nella notte.

Questo comporta il fidarsi del “mercenario “.

E, allora, hai ancora dei dubbi su chi scegliere come guida della tua vita?

Preferisci Gesu’, il Pastore, che dona la sua vita per te e che ti insegna che solo donando e donandoti sarai felice, o il Tentatore, che, una volta sedottoti con i falsi piaceri che ti propina, ti                 “ abbandona e fugge “ perché è un mercenario?

PASTORE “ o “ MERCENARIO “.

A chi ti va di affidarti?

Sei sempre immensamente libero.

Buona Domenica e buona riflessione a tutti.


A cura di Fabrizio Morello

Foto: mia.