Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.
Il mondo non vede e non conosce lo Spirito perché non vuole vederlo né conoscerlo. Il discepolo invece è accogliente, non chiude la porta al Signore che bussa, ma gli permette di entrare e di dimorare nel suo cuore. Nella vita noi conosciamo il dolore, la fatica, la morte, ma non siamo soli ad affrontare tutto questo, non siamo orfani, abbiamo un Consolatore, che ci parla di qualcosa che va oltre il mondo, oltre la superficie. È lo Spirito che Gesù ci lascia come un dono, come una traccia della sua presenza. Lo Spirito che anima tutte le cose e che ci parla di Dio, che mette nel cuore la nostalgia di Lui.
IL CONSOLATORE
Guardando l’universo che ci circonda, il credente vede l’impronta di un Creatore che ha fatto e ordinato tutte le cose, il non-credente vede solo il dispiegarsi delle leggi della natura che plasmano la materia. Hanno ragione entrambi perché la realtà è sempre complessa, non è fatta di un solo livello, ma più piani si intersecano e si sovrappongono per generarla. Anche dal punto di vista prettamente scientifico, ogni oggetto si può studiare da più prospettive, fisicamente, chimicamente, matematicamente e così via. L’uomo stesso non è solo un corpo, ma ha anche una psiche e uno spirito. Il livello immediato è quello che si presenta ai sensi, ma se si vuole andare più a fondo occorre un’indagine più accurata fatta di studio e applicazione. La realtà spirituale è quella più sottile e un atteggiamento superficiale impedisce certamente di coglierla. Questo intende il Maestro quando dice che il mondo non può ricevere lo Spirito di verità. Il mondo crede solo in se stesso, non vuole vedere aldilà, si accontenta del presente, fa finta di essere immortale. Il mondo non vede e non conosce lo Spirito perché non vuole vederlo né conoscerlo. Il discepolo invece è accogliente, non chiude la porta al Signore che bussa, ma gli permette di entrare e di dimorare nel suo cuore. Nella vita noi conosciamo il dolore, la fatica, la morte, ma non siamo soli ad affrontare tutto questo, non siamo orfani, abbiamo un Consolatore, che ci parla di qualcosa che va oltre il mondo, oltre la superficie. È lo Spirito che Gesù ci lascia come un dono, come una traccia della sua presenza. Lo Spirito che anima tutte le cose e che ci parla di Dio, che mette nel cuore la nostalgia di Lui. Accoglierlo significa amare Gesù nel rispettare i suoi comandamenti. San Giovanni nella sua prima lettere dice: chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. L’amore per il prossimo è la prova del nostro amore per Dio, ed è la porta che fa entrare il Consolatore nel nostro cuore. La presenza dello Spirito trasforma la vita. I discepoli dopo la Pentecoste sono cambiati, hanno capito fino in fondo le parole di Gesù e sono diventati coraggiosi. Noi abbiamo ricevuto il dono dello Spirito nel battesimo e nella cresima e questo dono va coltivato, va accresciuto con la preghiera, coi sacramenti. È questa l’adorazione di cui parla Pietro nella seconda lettura e che costituisce il fondamento della nostra speranza. Noi non ci fermiamo al mondo, ma aspiriamo a vivere con il Signore per sempre