Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 9 Aprile 2021 – Gv 21, 1-14

Sono tornati a pescare sul lago di Tiberiade. L’ultima volta erano stati chiamati da quel nazareno perdigiorno che aveva chiesto loro si lasciare tutto. E lo avevano fatto. Quante cose erano accadute da quel giorno! Quanta gioia! Quanta speranza! E quanto dolore nei giorni drammatici di Gerusalemme!

Ma le cose, ora, erano cambiate: le donne avevano detto che egli era vivo e di precederlo in Galilea. Solo uno di loro sembra essere indurito, assente: Pietro. Il tradimento lo ha devastato ed è come se la resurrezione non lo riguardasse. Torna a pescare, come a chiudere una parentesi di illusione. E, come accade, alla disgrazia si aggiunge la beffa; non pescano nulla.

Ma il Signore lo aspetta, sempre ci aspetta alla fine delle nostre notti. Ci aspetta per chiedere di fidarci, di riprendere il largo, di gettare le reti. Ci aspetta per farci uscire dalle nostre paure, dai nostri fallimenti. Sappiamo che è presente, anche se non abbiamo il coraggio di chiedergli “chi sei?” perché sappiamo bene che è il Signore.

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