Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 3 Aprile 2021 – Mc 16,1-7

Tutto tace. È tutto finito. I pellegrini hanno mangiato l’agnello pasquale, i fianchi cinti, il bastone in mano, pronti a partire per una nuova liberazione. Ma il sangue del vero agnello segna gli osceni legni fuori dalle porte della città.

Il temporale improvviso ha spinto tutti a cercare rifugio nelle proprie case e il Nazareno è ormai un ricordo scalzato da altre piccole notizie della città in fermento per la Pasqua. Sono fuggiti i discepoli, scappati colmi di terrore di essere braccati e condannati.

Un silenzio irreale è calato sulla città che uccide i profeti. Riposa, il corpo straziato del rabbi: l’ultimo gesto d’amore è stato quello di Giuseppe di Arimatea che gli ha donato la sua preziosa tomba scavata nel giardino. Ancora non decantano le emozioni, i pianti, il dolore di chi lo ha amato e ne ha visto il volto sbranato dalla ferocia.

È finita. Ma le prime stelle annunciano una nuova giornata mentre il crepuscolo avvolge Gerusalemme come un manto.

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