Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che “IO SONO”…
Chi non crede in Cristo, in «Colui che è», rimane nei suoi peccati e quindi è destinato alla morte. Gli uomini vivranno se crederanno in lui morente, ossia nel Crocifisso, e, se guarderanno a lui. Il morso del peccato dà la morte ma con la propria morte Gesù vince il serpente e dona la vita. Egli aveva già annunciato quale sarebbe la sua fine; ora dice con maggior chiarezza quali conseguenze avrebbero subito i giudei a causa di essa. Allora essi lo cercheranno come Salvatore, ma sarà troppo tardi, perciò morranno nei loro peccati.
Il Signore ribadisce la sua dignità unica, di cui i giudei si convinceranno quando lo avranno «elevato». Questa elevazione esprime in Giovanni un doppio significato: senz’altro la crocifissione di Gesù, la morte violenta che i giudei gli affliggeranno, ma anche l’ascensione di Gesù al cielo, nello stendere le braccia fra il cielo e la terra, in segno di perenne alleanza, l’alleanza che sarà operata da Dio stesso.
Allora si rivelerà loro l’indistruttibilità della vita di Gesù e la sua piena comunione con il Padre nell’essere e nell’operare. Un monito per noi, nell’abbraccio di amore, perché il Signore continua a ripeterlo a noi come diceva a loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo.
Chiediamo però perché nonostante il nostro attaccamento alle cose di quaggiù, con la sua grazia, possiamo essere elevati laddove Egli regna per i secoli dei secoli. Amen.
Monaci Benedettini Silvestrini
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