Oggi, vogliamo entrare in questa grande pagina di Vangelo narrata dall’apostolo Giovanni, per trarne un aiuto; un aiuto a credere, a amare, in cammino verso la Pasqua, ascoltando quell’unica e particolare Voce dotata di una forza eccezionale che rivela la Verità: Gesù ci è presentato, con tutta la grandezza del gesto, come il Figlio dell’Uomo, l’Uomo per eccellenza che lascia traboccare il Suo Cuore, raccontandoci tutto di Sé, gridando chi è Lui affinché le persone capiscano e riescano a raggiungere la Salvezza, lasciando prorompere tutta la Sua umanità – tanto più grande della nostra – in quanto ci si svela, svela la Sua intima passione: «Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me».
Gesù è il Verbo di Dio che non ci ha creati per lasciarci qui soli, bensì, ci ha creati per attirarci a sé: ci ha tratti prima dal “non essere” “all’essere”, e, ora che siamo, ci attira a sé, accettandoci con il peso dei nostri peccati.
Questa pericope, infatti, ci annuncia la sublimità del punto di arrivo, Dio, ma anche la pochezza del punto di partenza, quello che Gesù chiama odio della «propria vita in questo mondo». Notiamo che la parola odio, in Giovanni, è forte: si contrappone radicalmente a amore, ma, paradossalmente, ne è in qualche modo inseparabile.
Il cristiano disprezza e «odia» l’egoismo, ma «amerà» l’egoista, riconoscendo in lui un fratello, debole, ma sempre destinatario della Salvezza. E così per tutti gli altri vizi del sistema.
Occorre, dunque, una riforma culturale, un altro modo di vivere, che ritorni ad avere la bellezza, l’ordine della vita divina.
Questa è la vocazione, la regola del cristiano; e ciò vuol dire che non possiamo accontentarci di poco, non possiamo mormorare, scandalizzarci, ribellarci e allontanarci ogni volta che incontriamo il dolore, la sofferenza, il sacrificio; bensì, dobbiamo abbandonarci a Dio, per poi ricevere un fiume di pace proprio nella sofferenza; e questo perché Gesù, con la Sua Parola e la Sua Vita ha insegnato a tutti noi la strada dell’obbedienza alla volontà del Padre, fino alla Croce.
Ecco il grande ritorno che dobbiamo realizzare: lasciamo che la Voce del Padre ci prenda l’anima; lasciamo che ci ridimensioni la vita, lasciamoci attirare da Gesù crocifisso e risorto; lasciamo che ci venga offerta dalla SS. Trinità la Salvezza dalla nostra debolezza e dalle nostre miserie.
Ritengo che questo sia qualcosa di notevole, e nulla è impossibile; pertanto, ci si chiede di rinunciare a noi stessi, a molte delle nostre pretese o diritti o altro che ci impediscono di portare ogni giorno la nostra croce, ben sapendo che tutto ciò esprime la vera essenza della nostra vita cristiana, anche se ci costa sacrifici, ma è parte integrante della nuova nascita: il vecchio uomo muore, nasce il nuovo uomo: è un processo che dura tutta la vita.