Due uomini salgono al tempio per pregare.
Il primo sembra che preghi Dio, la sua orazione vuole essere un’atto di ringraziamento verso Dio, ma in realtà è una esibizione dei propri meriti. Se si guarda a sé stessi, si prega a sé stessi. Pur trovandosi nel tempio, non sente la necessità di prostrarsi davanti alla maestà di Dio; sta in piedi, si sente sicuro di sé. Chiuso in se stesso, disprezza tutti quelli che non sono come lui. È incapace di pregare con il cuore, incapace di esaminarlo per verificare i propri pensieri, i sentimenti e lasciare che Dio lo liberi da ogni arroganza e ipocrisia.
Il pubblicano, invece, l’altro, si reca al tempio con animo umile e pentito. La sua preghiera è molto breve: «O Dio, abbi pietà di me peccatore». Niente di più. Se il fariseo non chiede nulla perchè già ha tutto, il pubblicano può soltanto mendicare la misericordia di Dio. Cerca l’intimità e il silenzio per trovare Dio. Presentandosi con le mani vuote, il cuore nudo e riconoscendosi peccatore, il pubblicano ci mostra la condizione necessaria per ricevere il perdono del Signore.
La strada della preghiera è, dunque, la strada del nostro cuore, che è il luogo in cui Dio ci incontra e ci parla.
Fonte: La pagina Facebook di “Opus Dei Italia” | Sito Web con tutti i commenti al Vangelo
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